Obama, appello all'Onu: "Fare di più per i rifugiati". E attacca Putin: cerca gloria con la forza

Obama, appello all'Onu: "Fare di più per i rifugiati". Poi attacca Putin
«Dobbiamo fare di più per aiutare i rifugiati». Barack Obama nel suo intervento all'Onu ha lanciato un appello: «Dobbiamo aprire i nostri cuori per accogliere i rifugiati nelle nostre case». Nel suo discorso, l'ultimo da commander in chief, Obama ha spiegato che «visioni alternative del mondo si sono fatte avanti» per via del fatto che «problemi reali sono stati ignorati».

Ricordando che «negli ultimi 25 anni il numero di persone che vive in povertà estrema è stato tagliato da quasi il 40% a sotto il 10% dell'umanità», Obama ha però chiesto a capi di stato e di governo che «si faccia di più affinchè l'economia globale funzioni meglio per tutti, non solo quelli in cima» alla scala sociale perchè «un mondo in cui l'1% dell'umanità controlla la ricchezza del restante 99% non sarà mai stabile». Ecco perchè bisogna «lavorare insieme per garantire che i benefici di un'integrazione siano ampiamente condivisi». D'altra parte, ha fatto notare il leader Usa, «le stesse forze della globalizzazione che ci hanno fatto unire ci hanno anche esposto a profonde spaccature».

L'ATTACCO A PUTIN: "CERCA GLORIA CON LA FORZA" «La Russia sta cercando di riguadagnare la gloria perduta tramite la forza». Lo afferma il presidente americano, Barack Obama, all'Assemblea generale dell'Onu. Senza mai fare riferimento specifico al presidente russo o ad altri leader mondiali, Obama ha denunciato gli «uomini forti» che tentano di mantenere il potere attraverso la repressione in casa propria o creando conflitti al di fuori dei propri confini. Sulla Siria, Obama ha ribadito la necessità di ricercare una soluzione diplomatica che preveda l'invio di aiuti umanitari e una transizione politica.

INDAGINE USA, È STATA RUSSIA A BOMBARDARE AIUTI A ALEPPO La guerra torna ad investire con tutti i suoi orrori la Siria e l'Onu annuncia la sospensione temporanea della distribuzione di aiuti alle popolazioni allo stremo dopo i raid compiuti ieri sera su un convoglio umanitario vicino ad Aleppo. Russia e Siria, prime imputate, hanno subito respinto ogni accusa. Ma le conclusioni preliminari dell'inchiesta avviata dagli Usa sul grave episodio parlano chiaro: a bombardare il carico di aiuti umanitari diretto nella martoriata Aleppo «è stata la Russia». Dall'indagine emerge anche come sia le autorità di Damasco che quelle di Mosca erano state avvisate in anticipo della presenza del convoglio di aiuti nella zona che poi è stata bombardata. «Il cessate il fuoco non è morto», ha affermato il segretario di Stato americano, John Kerry, dopo essere tornato ad incontrare a New York il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov.

Le stesse parole sono state usate dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, anch'egli a New York per l'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ma, a distanza di 11 giorni dall'accordo tra le due superpotenze che aveva portato alla tregua e fatto rinascere le speranze di una soluzione diplomatica al conflitto, il deterioramento della situazione sul terreno sembra lasciare poco spazio all'ottimismo. E a pesare sono anche i toni sempre più accesi proprio tra Mosca e Washington, specie dopo il bombardamento della Coalizione internazionale a guida americana che sabato ha ucciso decine di soldati siriani in una base a Deyr az Zor. Kerry ha definito l'attacco al convoglio di ieri sera nella località di Uram al Kubra, che ha provocato una ventina di morti, una «vergognosa violazione del cessate il fuoco». Le Nazioni Unite non hanno rivolto ufficialmente accuse precise a nessuno, ma Amnesty International, citando testimoni locali, ha parlato di raid compiuti da «elicotteri e jet di fabbricazione russa» che sono durati per due ore. E ciò, ha aggiunto, «accresce i sospetti che le forze del governo siriano abbiano deliberatamente attaccato l'operazione di soccorso».

L'indagine preliminare sull'attacco al convoglio di aiuti è stata condotta dalle agenzie di intelligence americane che smentirebbero una prima versione secondo cui a colpire il convoglio di aiuti erano stati i caccia del regime di Assad. Una versione che era stata avallata anche dal segretario di stato John Kerry. La Casa Bianca ancora non ha commentato le conclusioni dell'indagine. Di attacco «selvaggio e apparentemente deliberato», compiuto da «codardi», ha parlato anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, aprendo l'Assemblea generale. E, sebbene non abbia imputato esplicitamente l'episodio a Damasco, il segretario generale ha scagliato un attacco frontale al regime di Bashar al Assad: «Tanti gruppi hanno ucciso molti civili in Siria, ma nessuno ne ha uccisi di più del governo siriano, che continua a bombardare quartieri e a torturare migliaia di detenuti», ha accusato Ban. Da parte sua, il coordinatore umanitario dell'Onu, Stephen ÒBrian, ha detto che, se risultasse essere un atto deliberato, il raid «equivarrebbe ad un crimine di guerra».

L'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) sottolinea che, oltre alle vittime nel convoglio e in un vicino magazzino della Mezzaluna rossa siriana presi di mira, almeno altre 20 persone sono state uccise in raid governativi e russi su Aleppo e nei dintorni.
Mentre stamane fonti degli attivisti sul terreno parlavano di un'offensiva di terra delle truppe di Damasco e delle milizie alleate nella stessa Aleppo. L'Onu ha fatto sapere che i convogli umanitari sono stati sospesi solo come «misura di sicurezza immediata», ma che rimane impegnata per «fornire aiuti a tutti i siriani che li necessitano». Mentre Pawel Krzysiek, portavoce del Comitato internazionale della Croce Rossa a Damasco, ha detto all'ANSA che la sua organizzazione «non ha sospeso nessuna attività». A dimostrazione tuttavia dei rischi che corrono i soccorritori, la Mezzaluna rossa siriana ha sottolineato che ben 54 dei suoi operatori sono stati uccisi dall'inizio del conflitto, l'ultimo dei quali nell'attacco di ieri sera. E l'Unione delle organizzazioni siriane per il soccorso umanitario (Uossm) ha detto che ogni 17 ore un servizio medico è colpito, si tratti di ospedali, dispensari, farmacie, medici, paramedici o ambulanze.

 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Settembre 2016, 11:18
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