Obama lascia la Casa Bianca dopo otto anni tra svolte e indecisioni

Obama lascia la Casa Bianca dopo otto anni tra svolte e indecisioni

di Claudio Fabretti
T utto era cominciato con Yes, we can, quello slogan elettorale che univa la semplicità e l’utopia del sogno americano. Ma cos’è rimasto degli 8 anni di Barack Obama alla Casa Bianca? Il primo afroamericano alla guida della principale superpotenza mondiale non è stato solo una svolta culturale e storica.

A far sorridere il bilancio dell’ex-senatore dell’Illinois sono anche gli indicatori economici, che testimoniano un’America in crescita, che ha messo alle spalle la crisi, ridotto l’inflazione e la disoccupazione. Anche sul fronte della giustizia sociale, la sua riforma sanitaria (Obamacare) ha consentito di fornire servizi essenziali ad ampi strati della popolazione, che ne erano esclusi. Certo, non sono mancati smacchi, come sul tema delle armi, che ha visto Obama soccombere alla potente lobby della National Rifle Association (NRA), decisa a ostacolare ogni provvedimento restrittivo.

Meno “muscolare” di George W. Bush in politica estera, Obama non ha risolto il risiko siriano, finendo quasi offuscato dall’interventismo di Putin, e non è riuscito a portare a termine l’annunciato ritiro delle truppe in Afghanistan. Ma restano al suo attivo le due aperture storiche verso Cuba e Iran. La prima, suggellata dalla storica frase «Todos somos americanos», ha infranto il muro di un embargo lungo 53 anni. La seconda ha impresso una svolta positiva ai negoziati sul nucleare, anche a costo di attirare l’ostilità di un partner strategico come Israele.

Ma Obama, col suo stesso carisma di oratore e la sua disinvoltura da “performer” a tutto tondo, ha finito col rinnovare la stessa figura del presidente degli Usa. Lascerà delusi i progressisti che si attendevano da lui una rivoluzione radicale, lo rimpiangeranno - con ogni probabilità - tutti gli altri.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 9 Novembre 2016, 11:21
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