Natalia racconta: "Ho ospitato le vittime
del Bataclan, c'era anche chi non ce l'ha fatta"

Natalia racconta: "Ho ospitato le vittime del Bataclan, c'era anche chi non ce l'ha fatta"
«Parigi è la mia città, ci sono nata e cresciuta. E non sono mai stata così orgogliosa».



Natalia è una donna di origine portoghese, ma parigina a tutti gli effetti, che lavora come portinaia in un vecchio edificio di rue Oberkampf, a due passi dal Bataclan. La sua storia è raccontata da La Stampa. Nella notte tra venerdì e sabato scorso, quando i terroristi assediavano il Bataclan, lei e suo marito, Gabriel, di origini pakistane, erano nel loro piccolo appartamento: «Stavamo vedendo la partita Francia-Germania in tv perché i miei figli e mio marito non pensavano ad altro, ma di solito andiamo sempre al bar del Bataclan il venerdì sera. Ad ogni modo, ci siamo resi conto subito della gravità della situazione».



Per questo motivo, Natalia è diventata una degli angeli che, anche grazie all'hashtag #PorteOuverte diffuso sui social network, ha ospitato e soccorso tante delle persone in fuga dall'orrore del Bataclan. «Ho subito aperto la porta e fatto entrare tutti, non ci ho pensato due volte» - racconta la donna - «C'erano tante persone sotto choc, un uomo non si era nemmeno reso conto di essere ferito dietro la coscia, ma non ho voluto dirglielo per non allarmarlo. C'era sangue ovunque, in strada come qui davanti il portone. In piena notte ho deciso di fare foto qui intorno e di pulire subito, perché il giorno dopo i bambini avrebbero potuto trovare il sangue e i corpi martoriati delle vittime. Ho messo tutto nei cassonetti, anche i resti umani».



Natalia, insieme al marito e alla figlia più grande, di 17 anni, ha dato una mano ai soccorritori che curavano le vittime all'interno della casa. Non tutti ce l'hanno fatta: «C'era un uomo crivellato dai colpi, delle dita della mano gli rimaneva solo il pollice. Non diceva una parola, abbiamo comunicato con gli occhi. Purtroppo non è sopravvissuto. C'era anche una donna sporca di sangue, ma non ferita: il marito e il fratello si erano messi davanti a lei ed erano stati uccisi. Mentre cercavo di dare cibo, acqua e coperte ai feriti, dicevo loro di stare tranquilli, che sarebbe andato tutto bene».



«Dicono che Parigi sia una città di persone indifferenti, e forse è anche vero, ma quella notte non lo è stata» - racconta ancora la donna - «Dobbiamo essere orgogliosi e affrontare la tragedia con il sorriso, perché mai come venerdì notte siamo stati solidali tra noi».
Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Novembre 2015, 20:15
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