L'Opac avverte: "L'Isis può colpire l'Europa con armi chimiche"
A Roma per le celebrazioni del ventesimo anniversario della Convenzione sulle armi chimiche, Uzumcu ha delineato un bilancio positivo delle attività dell'Organizzazione, con «molti obiettivi raggiunti»: l'eliminazione delle armi chimiche degli Stati parte, attesa già negli anni scorsi, potrebbe finalmente concludersi «nei prossimi 5-6 anni». Adesso, «la priorità deve essere quella della prevenzione: abbiamo visto in Siria e Iraq l'utilizzo di sostanze chimiche come armi, come il gas cloro, o di armi chimiche vere e proprie, come recentemente il sarin», ha aggiunto il direttore generale ricordando l'attacco del 4 aprile scorso a Khan Shaykhun. «E questa è una grande preoccupazione per gli Stati membri e per l'intera comunità internazionale».
E poi ci sono «le nuove sfide», come appunto «quella del terrorismo». Un rischio che «possiamo ridurre solo introducendo nuove misure negli Stati parte, rafforzando la cooperazione internazionale e le attività delle agenzie per la sicurezza, e aumentando il livello di consapevolezza». In questo l'Opac può essere utile non solo «come piattaforma per scambiare informazioni, condividere 'best practices' e fornire alcune raccomandazioni». Ma in caso di un attacco terroristico con armi chimiche, può anche «fornire assistenza nel gestirne le conseguenze: a questo proposito - ha concluso Uzumcu - abbiamo istituito una missione di risposta rapida, che potrebbe essere dispiegata nell'immediato per assistere quei Paesi che potrebbero ritrovarsi sotto attacco chimico».
Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Maggio 2017, 19:25
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