L'Isis spaventa la Turchia, Kobane sta per
cadere. Erdogan: "Serve intervento militare"

L'Isis spaventa la Turchia, Kobane sta per cadere. Erdogan: "Serve intervento militare"

di Valeria Arnaldi
ROMA - Kobane è «sul punto di cadere» nelle mani dell'Isis. «Il terrore non terminerà fino a quando non collaboreremo per un'operazione di terra». A dare l'allarme per la città assediata è stato, ieri, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.



Nonostante la lotta dei curdi, uomini e donne, combattuta casa per casa, sarebbero poche le speranze di salvare la città siriana, al confine con la Turchia, dall'avanzata dei jihadisti. Cresce la paura di una minaccia sempre più vicina e forte. E preoccupa la Turchia ma anche la scena internazionale.



Non sono bastati cinque raid della Coalizione guidata dagli Usa a impedire ai miliziani dello Stato islamico di entrare in città e Kobane era l'ultimo baluardo sulla via della conquista di un ampio tratto di frontiera. «Il terrorismo non sarà fermato dai raid aerei», ha commentato Erdogan: occorre un intervento di terra.



E, più ancora, occorrono garanzie. Il presidente turco chiede la rimozione del regime di Damasco per decidere di scendere in campo e dare un appoggio diretto ai combattenti curdi. A un chilometro dal confine ci sono diecimila soldati e decine di carri armati turchi che, però, non hanno ricevuto alcun ordine di intervenire. Prima, la politica vuole le sue rassicurazioni.



Intanto, manifestazioni anti-Isis in segno di solidarietà a Kobane si sono tenute in vari Paesi. Le più violente sono avvenute proprio in Turchia. Anche l'Iran punta l'indice contro la «passività della comunità internazionale» ma gli Usa non ci stanno e “misurano” l'impegno degli alleati: solo il 10% dei quasi duemila raid aerei compiuti da agosto in Iraq e Siria sono stati condotti da Paesi Arabi e altri alleati Usa.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Ottobre 2014, 13:22
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