Stephen Hawking vicino al premio Nobel:
provata la sua teoria sui buchi neri

Stephen Hawking vicino al premio Nobel: provata la sua teoria sui buchi neri
Si avvicina la volta buona per Stephen Hawking. Il celebre fisico britannico, costretto da anni sulla sedia a rotelle e a comunicare tramite una macchina, può forse sperare di agguantare - grazie alla storica teoria secondo cui i buchi neri si dissolvono nel «nulla» e la storia e la memoria appaiono di fatto niente più che un'illusione - l'unico grande riconoscimento che ancora gli manca: il premio Nobel. A scriverlo è oggi il Times, stando al quale la teoria «più longeva e più audace» di Hawking, accolta con scetticismo dalla comunità scientifica 42 anni fa e finora indimostrabile, è stata adesso convalidata da un altro scienziato. Si tratta di Jeff Steinhauer, dell'Istituto israeliano Technion di Haifa, che dice di aver creato un 'buco nero da laboratoriò in cui ha verificato ciò che Hawking aveva calcolato in teoria: la sottrazione di energia ad opera di particelle per così dire 'mordi-e-fuggì. Il Times volgarizza in questi termini il modello teorico concepito nel 1974 dall'astrofisico di Cambridge, diventato in questi anni anche una celebrità pubblica e un personaggio cinematografico: esso postula che vi siano «particelle infinitesimali» le quali gradualmente «rubano piccole frazioni di energia» al buco nero a partire dai suoi margini per poi sparire dalla «scena del crimine»; e la loro azione fa sì che i buchi neri «evaporino lentamente nel tempo, vomitando (verso il 'nulla' appunto) tutta la polvere, la luce e le stelle passate che avevano ingoiato», in una «esalazione di calore». 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 25 Aprile 2016, 13:02
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