Foley, Sotloff e Curtis: perché
solo il terzo ostaggio si è salvato?
A due settimane di distanza dalla diffusione del primo video con la decapitazione del giornalista americano Foley, l’Isis è tornato a ribadire le sue intenzioni all’America e al mondo occidentale. E lo ha fatto con un secondo video, molto simile al precedente e al vaglio dell’intelligence americana, con la morte di un altro giornalista, Sotloff. Ma tra questi due episodi ne è accaduto un terzo: la liberazione di Peter Theo Curtis. Curtis, (giornalista anche lui) era tenuto prigioniero in Siria dal Fronte Al-Nusra da ventidue mesi. Il 24 agosto Curtis è salito su un volo che lo ha portato da Tel Aviv a New York e ha fatto ritorno a casa proprio mentre gli Stati Uniti piangevano James Foley. Alla liberazione di Curtis, dopo l’ondata di gioia, in America qualcuno ha sollevato il dubbio che fosse stato pagato un riscatto. Ma come è noto gli Usa non pagano riscatti economici ai terroristi.
E allora perché lui è stato liberato e gli altri due uccisi? La risposta è nei diversi obiettivi dei loro sequestratori. L’esercito dello Stato Islamico (Isis), guidato dall’Emiro Al-Baghdadi, ha ambizioni geopolitiche di conquista globale, non ne fa mistero, e usa ogni tipo di spettacolarizzazione cruenta per portare avanti la sua visione del Medio Oriente e del mondo. L’Isis vuole essere temuto e preso sul serio, cerca lo scontro con le forze americane a terra, e le sue azioni sono volte a terrorizzare il nemico e ad amplificare la minaccia della Jihad globale. Per l’Isis non esiste alcun tipo di mediazione o negoziato, l’unica opzione è l’avanzamento dello Stato Islamico. L’Isis è troppo violento anche per i terroristi di Al Qaeda. Ed oggi è l’incubo maggiore di Giordania, Libano, Arabia Saudita e Israele.
Diverso il Fronte Al-Nusra, l’organizzazione che ha tenuto prigioniero e poi liberato Curtis. Si tratta di un movimento sunnita salafita che si ripropone di portare la religione islamica alle regole in vigore nel VII secolo. E’ stato fondato dallo stesso Emiro Al-Baghdadi allo scopo di far nascere un movimento Jihadista nella guerra tra il governo di Assad e le forze ribelli in Siria. il Fronte Al-Nusra è principalmente interessato al destino della futura Siria, e alle sue risorse naturali.
Per questo ha come obbiettivo l’eliminazione delle fazioni alawite nel governo e nell’establishment siriano, fedeli ad Assad, e la sua strategia è quella di usare la Jihad distinguendosi dalla brutalità ostentata dall’ISIS agli occhi del mondo. Così, tra le ragioni che hanno portato Al Nusra a liberare Curtis, si possono immaginare le pressioni del Qatar (stato sospettato di averne finanziato le operazioni dall’inizio) al fine di usare Al-Nusra come forza politica di opposizione una volta finita la guerra in Siria e accedere così al tavolo del negoziato. La liberazione di un ostaggio occidentale indica una voglia di legittimizzazione da parte di un gruppo jihadista.
E’ un tentativo di diventare, in futuro, un interlocutore politico. Sicuramente Al-Nusra non ha sottovalutato il rischio di raid aerei americani, o forse il prigioniero americano era diventato difficile da gestire. Ma soprattutto se Curtis fosse morto durante la sua prigionia, Al-Nusra avrebbe perso ogni speranza di distinguersi da Isis, da poco entrato in Siria e non intenzionato a condividere la guerra contro Assad e a spartirsi i pozzi di petrolio con altre fazioni islamiche.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 4 Settembre 2014, 10:16
