Farnesina: "Forse morti due dei quattro
italiani rapiti in Libia nel 2015" -Foto

Farnesina: "Forse morti due italiani in Libia. Una vendetta Isis"
«Relativamente alla diffusione di alcune immagini di vittime di sparatoria nella regione di Sabrata in Libia, apparentemente riconducibili a occidentali, la Farnesina informa che da tali immagini e tuttora in assenza della disponibilità dei corpi, potrebbe trattarsi di due dei quattro italiani, dipendenti della società di costruzioni 'Bonattì, rapiti nel luglio 2015 e precisamente di Fausto Piano e Salvatore Failla. Al riguardo la Farnesina ha già informato i familiari. Sono in corso verifiche rese difficili, come detto, dalla non disponibilità dei corpi».
 


Potrebbero essere stati uccisi «per vendetta» dai miliziani dello Stato Islamico. Lo riferiscono all'Adnkronos fonti italiane in Libia. La vendetta dell'Is sarebbe consumata a seguito degli scontri armati avvenuti ieri nella zona di Sabrata.

La Farnesina ha già informato i familiari. Sono in corso verifiche rese difficili, come detto, dalla non disponibilità dei corpi. Un testimone libico, rientrato a Tunisi da Sabrata, riferisce all'Ansa che i due ostaggi italiani «sono stati usati come scudi umani» dai jihadisti dell'Isis, e sarebbero morti «negli scontri» con le milizie di ieri a sud della città, nei pressi di Surman.

Gino Pollicardo (ligure), Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla - residenti in Sicilia (Enna e Siracusa) e nelle province di Roma e Cagliari - furono prelevati mentre rientravano dalla Tunisia nella zona di Mellitah, a 60 km di Tripoli, nei pressi del compound della Mellitah Oil Gas Company, il principale socio dell'Eni.

Fino alle informazioni filtrate pochi giorni fa i quattro operai della Bonatti non si trovavano in mano a militanti Isis. Lo si apprende da fonti di intelligence. Rapiti da un gruppo armato, non è escluso che siano passati di mano nel caos di milizie che imperversa in territorio libico. L'intelligence si è messa subito al lavoro muovendo le sue 'antenne' in Libia per arrivare a stabilire un punto di contatto con i sequestratori.

Ma nel corso di lunghi mesi di trattative e ricerca del canale giusto si sono seguite a volte false piste e buchi nell'acqua che non hanno portato alla soluzione del difficile caso. E ci sarebbe stato anche un avvicendamento degli uomini dell'Aise che si occupavano del sequestro. Nei mesi scorsi è circolata, senza conferme, la voce che i rapitori avessero contattato le famiglie degli ostaggi chiedendo alcune condizioni per la loro liberazione.

Ostaggi occidentali sono un bene molto prezioso in Libia.
Possono essere utilizzati per chiedere un riscatto in denaro, ma non solo. Ci sono infatti anche gruppi islamisti interessati ad avere dei riconoscimenti 'politicì, non solo soldi. Circostanza, questa, che rende ancora più complicate le trattative per il rilascio, che spesso passano per diversi mediatori, la cui attendibilità va valutata. Potrebbe essere stato questo il caso degli italiani

Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Marzo 2016, 15:46
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