Eserciti comuni e lotta al terrorismo, l'Ue è unita ma si spacca sui migranti

Eserciti comuni e lotta al terrorismo, l'Ue è unita ma si spacca sui migranti

di Alessandra Severini
Il primo passo verso una difesa comune europea è stato compiuto. I ventisette paesi dell'Unione europea hanno deciso all'unanimità di lanciare una cooperazione strutturata permanente in campo militare.

Ci saranno i battle groups europei, battaglioni misti con la divisa verde e lo stemma blu dell'Unione, per la reazione rapida e il dispiegamento di truppe in teatri di crisi esterni all'Unione. Inoltre c'è il semaforo verde al Fondo per la difesa Ue, inizialmente da 90 milioni di euro per la ricerca congiunta tra governi in campo militare fino al 2019 per poi passare a 500 milioni l'anno a partire dal 2020. Per lo sviluppo e acquisto di armi sono invece previsti 500 milioni Ue per il biennio 2019-2020 e un miliardo l'anno a partire dal 2021.

I Ventisette hanno anche trovato l'accordo per la lotta ai foreign fighter, con nuove regole sullo scambio di informazioni e un appello ai big dei social media a combattere il terrorismo e a fermare la propaganda sul web, studiando il modo per rimuovere automaticamente i contenuti e adattare i sistemi crittografici end-to-end come quello di Whatsapp.

«Un passo storico» lo ha definito Emmanuel Macron che era al suo esordio ad un vertice europeo. Il neo presidente francese - che ha fatto della Ue uno degli assi portanti della sua campagna elettorale contro l'euroscetticismo dell'avversaria Marine le Pen si è detto molto contento e orgoglioso di essere presente e ha rilanciato l'asse con Angela Merkel: «Vogliamo lavorare insieme a una roadmap sul futuro dell'euro e dell'eurozona».

Ma se l'Europa si è mostrata compatta e decisa sul fronte della sicurezza, diverso è il discorso sui migranti. Il premier italiano Paolo Gentiloni ha chiesto «più impegno» nella gestione dei flussi ma, come al solito, ci sono molte resistenze fra i paesi membri nell'accogliere i migranti sbarcati in Italia e Grecia. Inoltre, a mettere i soldi per il controllo delle frontiere già a sud della Libia finora sono stati praticamente solo la Commissione Ue, l'Italia e la Germania.

Infine, Bruxelles ha deciso di rinnovare le sanzioni economiche a carico della Russia per sei mesi da luglio «per la mancata attuazione degli accordi di Minsk».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 23 Giugno 2017, 09:53
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