Ebola, allarme Onu: rischio diffusione via aerea.
Altro caso negli Usa, paziente grave in Germania

Ebola, l'allarme dell'Onu: "Rischio diffusione per via aerea". Altro caso alle Hawaii, un paziente grave in Germania

di Lorena Loiacono
ROMA - l’allarme peggiore che potesse arrivare: il virus dell'Ebola, trasmissibile finora solo tramite contatto con fluidi biologici, potrebbe cambiare. Forse nel peggiore dei modi: potrebbe mutare e diffondersi per via aerea se l'epidemia non verr tenuta sotto controllo velocemente.





A dichiararlo sul Telegraph è Anthony Banbury, capo della missione Onu che in Africa Occidentale sta combattendo contro il virus una battaglia che ora, se davvero il contagio divenisse anche aereo, potrebbe rivelarsi terribile. Per Banbury, che dall’88 vive nell’emergenza tra guerre e disastri ambientali, «l’epidemia di Ebola è il peggior disastro cui ho mai assistito. È na questione di velocità: siamo in ritardo, ma non è troppo tardi».







Ora l’Onu si è data un tempo massimo per vedere migliorare la situazione: 90 giorni. Intanto si rincorrono notizie di nuovi casi in Europa o negli Stati Uniti, allarmi che potrebbero scuotere l’Occidente se davvero il virus arrivasse anche in contesti urbani. Si tratta di operatori trasportati per essere curati, come il presunto caso di un paziente che dovrebbe arrivare al policlinico di Francoforte non appena le sue condizioni glielo permetteranno. Intanto alle Hawaii un uomo dai sintomi sospetti, è stato posto in isolamento al Queen medical center di Honolulu. Mentre in Texas si contano le persone che sono entrate in contatto con Thomas Eric Duncan, il paziente liberiano contagiato a Monrovia: sarebbero circa 100, ora tutte sotto stretta sorveglianza. A che Save the Children lancia un grido d’allarme per la Sierra Leone: ci sono 5 nuovi casi l’ora e la cifra potrebbe raddoppiare entro la fine del mese. «Il Paese – ha denunciato la Ong - deve essere aiutato dalla comunità internazionale». Sotto accusa c’è il taglio agli aiuti internazionali per il Paese africano e la Liberia, rimasti senza un vero sistema sanitario: «La Liberia nel 2008 aveva appena 57 medici e 978 infermiere e la Sierra Leone nel 2010 contava 136 medici e 1017 infermiere, di cui però il 10% lavora in Gran Bretagna».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Ottobre 2014, 09:04
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