Spagna, in Catalogna primo sì alla secessione.
Mas sfida Rajoy: "18 mesi per l'indipendenza"

Spagna, in Catalogna primo sì alla secessione. ​Mas sfida Rajoy: "18 mesi per l'indipendenza"

di Valeria Arnaldi
ROMA - “Desconnexiò democratica”. Così i separatisti definiscono la “rivoluzione” in atto in Catalogna.





Nessun atto violento ma un percorso rapido di approvazione di nuove leggi locali tese a rompere il cordone che lega Madrid a Barcellona. O meglio, il cordone con cui Madrid vorrebbe tenere legata Barcellona. La maggioranza indipendentista del Parlamento catalano con 72 voti favorevoli e 63 contrari, ha votato la risoluzione che segna l'inizio del processo di “distacco”. L'obiettivo è chiaro e da tempo: «Creare uno Stato catalano indipendente sotto forma di Repubblica».



Un'intenzione ad oggi illegale, secondo le norme legislative dello Stato spagnolo, la Costituzione delle Cortes varata nel 1978 e perfino le sentenze del Tribunale Costituzionale. Quest'ultimo, però, a seguito della sentenza del 2010 che bocciò una parte dello statuto regionale già sottoposto a referendum, nella mozione viene indicato come «delegittimato e senza competenza».



Burocrazia a parte, sono centinaia i manifestanti che hanno festeggiato il voto, sfidando così apertamente Madrid. Il premier Mariano Rajoy ha annunciato il ricorso al Tribunale Costituzionale, che dovrebbe dichiarare nulla la risoluzione parlamentare. «Utilizzeremo tutta la forza della legge e della democrazia», ha commentato.



Si comincia domani con la riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri per prepararsi a dare “battaglia”. Intanto, il presidente catalano uscente, Artur Mas, ha chiesto «18 mesi» per costruire «il futuro catalano».
Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Novembre 2015, 11:59
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