La casa che ha ispirato “Up” rischia di essere
abbattuta: una petizione per salvarla

La casa che ha ispirato “Up” rischia di essere abbattuta: una petizione per salvarla

di Antonio Bonanata
Ve lo ricordate “Up”, il capolavoro della Pixar del 2009, vincitore dell’Oscar per il miglior film d’animazione? La commovente storia del vecchietto Carl e del suo improvvisato amico scout Russell, che si libravano in volo a bordo di una casetta sollevata da decine di palloncini colorati, ha fatto piangere grandi e piccoli, entrando a pieno titolo nella storia del cinema di tutti i tempi.





Ebbene, quella vicenda non è del tutto inventata. La casa di Carl esiste davvero ed è a Seattle, negli Stati Uniti. È appartenuta alla signora Edith Macefield, che vi ha vissuto per 50 anni. Nel 2006 vennero a bussare alla sua porta degli immobiliaristi, offrendole un milione di dollari per abbandonarla: nell’area circostante sarebbero sorti edifici nuovi e moderni. Lei ha rifiutato, dicendo che preferiva vivere nella casa che conosceva e amava. «Non voglio trasferirmi – ha risposto nel 2007 al costruttore che le aveva proposto l’affare – non voglio i soldi, per me non hanno alcun valore». E così la casa della signora Macefield è rimasta al suo posto, circondata dalle nuove costruzioni che intanto erano state realizzate.



Quando “Up” è uscito nelle sale, alla casa dell’anziana proprietaria sono stati attaccati dei palloncini colorati, proprio come nella famosa scena del “decollo”, a dimostrare che le due situazioni, quella del film e quella di Mrs Macefield, non erano proprio una coincidenza. La donna era diventata un’eroina popolare e l’intera vicenda era stata ribattezzata “la storia della casa che resiste”. Durante la costruzione dei nuovi edifici, Edith non si era lasciata turbare neanche dai rumori delle gru e degli operai: «Sono vissuta durante la Seconda guerra mondiale, il rumore non mi infastidisce. Un giorno smetteranno» aveva risposto con fierezza.



Barry Martin, il capo costruttore delle abitazioni che si andavano innalzando intorno alla casa, ha cominciato a frequentare la donna e per due anni le è stato vicino, accudendola, facendole delle commissioni, aiutandola in ogni modo. Mrs Macefield era molto malata e nel 2008 è morta di cancro al pancreas, lasciando l’abitazione in un pessimo stato di abbandono, chiusa e recintata. Edith ha lasciato la casa in eredità a Martin, che l’ha rivenduta per 310 mila dollari ai nuovi proprietari, i quali volevano rispettare la volontà della donna e farne un centro di ritrovo per la comunità del quartiere. Ma il loro piano non ha avuto successo e il terreno è stato pignorato e, di recente, messo all’asta.



Ed eccoci arrivati ad oggi: la gara è imminente e ci si aspetta che se l’aggiudichi uno dei costruttori (il quale, presumibilmente, vorrebbe abbatterla per completare l’opera di ammodernamento dell’isolato). Ma, a quanto pare, l’ultima parola spetta ancora a Mrs Macefield, a cui l’abitazione è appartenuta per 50 anni: risulta che una petizione sia stata avviata, per proseguire la battaglia dell’ex proprietaria ed evitare la distruzione della sua amata casetta. Barry Martin ha dichiarato che, prima di morire, Edith gli confidò: «Tra vent’anni, questi edifici che hanno costruito intorno a me, saranno buttati giù e ne faranno degli altri. Ma la mia casa sarà ancora qui».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 13 Marzo 2015, 18:22