Bruxelles, il racconto choc: "Ho visto gambe
volare via intorno a me era l'inferno"

Bruxelles, il racconto choc: "Ho visto gambe volare via intorno a me era l'inferno"

di Claudio Marincola
La morte è arrivata al Terminal A, quello delle partenze. Alle 8 in punto. Accanto al banco della American Airlines e della Brussels Airlines. Nel punto esatto in cui si trovava Alphonse Lyoura un giovane di colore sui trent'anni addetto ai bagagli. Era in compagnia del suo capo all'aeroporto di Zavatem, a non più di 5 metri dai kamikaze. Li ha visti arrivare.

Alphonse, giubbotto col cappuccio e accento magrebino, stava finendo di imballare le ultime valigie quando ha sentito uno dei terroristi urlare in arabo parole per lui incomprensibili. «La detonazione è stata fortissima, tutti hanno iniziato a correre a destra e a sinistra, mi sono nascosto sotto il mio banco e lì sono rimasto per almeno 5 o 6 minuti terrorizzato. Quando ho rialzato la testa intorno a me ho visto l'inferno. I feriti che urlavano mi chiedevano aiuto e io non sapevo cosa fare. Ho ancora il sangue sulle mani. Tantissimi erano senza braccia e gambe. Amputate, erano volate via. Uno dei feriti aveva le gambe carbonizzate. Ho spostato 5 o 6 corpi per trascinarli ma erano già morti». Il responsabile del Gasthuisberg University di Lovanio, Marc Decrame confermerà poi che in sala operatoria sono state necessarie molte amputazioni per i danni provocati dai chiodi contenuti negli ordigni.

In Belgio le vacanze pasquali iniziano in anticipo. In molti ieri stavano mettendosi in viaggio. L'area del Terminal era zeppa di passeggeri. Ideale per la follia smisurata di chi considera un successo la moltiplicazione del dolore sommato alla perdita di vite umane. Nei hall è stata trovata una cintura inesplosa, un giubbotto accanto a quel che resta di un tapis roulant. Valigie fumanti, viaggi interrotti per sempre.
 
NELL'ASCENSORE
Jean-Pierre Herman abbraccia la moglie che ha lineamenti orientali. Lacrime e paura che spuntano da una sciarpa, Nel video, uno dei primi che i siti locali hanno pubblicato, il marito la tiene stretta, come se un'altra bomba nascosta chissà dove e inesplosa, potesse portargliela via. «Eravamo nell'ascensore - lui racconta - scendevamo per andare a prendere il treno, abbiamo sentito un'esplosione, le porte volar via, il soffitto di vetro venire giù. Siamo usciti in una nuvola di fumo e correndo abbiamo raggiunto le uscite di emergenza».

L'ODORE
Jean Pierre Lebeau era appena atterrato da Ginevra. Non si era reso conto di niente. «Ero lontano, ho capito che qualcosa di orrendo era successo da quell'odore di polvere e sangue». Christian Weyns è un uomo robusto sui 40, uno di quelli che tu pensi non abbiano mai paura. Giubbotto griffato, lampo ovunque, zuccotto in testa. I giornalisti lo circondano, lui vorrebbe evitarli, poi ci ripensa: «Ho sentito una forte esplosione e subito dopo una ventata passata a 25, massimo 30 metri da me». Lo dice e mentre lo dice soffia forte nei microfoni riproducendo quel suono che ora deve apparirgli tremendo. «Ho sentito urlare Allah Akbar! - prosegue - e ho visto tanti che scappavano a piedi perché per i controlli si erano tolti le scarpe. Mi sono guardato intorno e per un attimo non ho visto mia moglie. Poi la sicurezza ci ha soccorso».

SUPERMAN
Diffondere l'orrore. Spalmarlo come un veleno. Sophie, una giovane donna francese che abita nella regione dell'Hénin Beaumont, è rimasta ferita ai piedi, alla testa e a una spalla. L'hanno ricoverata all'ospedale militare di Saint Jean. A spaventarla non sono stati i morti ma i vivi, «le facce dei sopravvissuti», dice ai cronisti del sito La Voix du Nord Sophie. A loro ha raccontato anche che un vigile del fuoco le ha detto che nei pressi dell'aeroporto è stata trovata una macchina piena di esplosivo. Dato che non troverà altre conferme ufficiali.

Mai come ieri il terrore è stato raccontato in diretta da chi lo ha vissutoo. Con i cellulari in tilt è scattata su Facebook l'operazione “Safety check”. Charles Declercq, giornalista e critico cinematografico belga, era su quei vagoni, in viaggio verso Maelbeek per andare a vedere la prima di un film (“Batman contro Superman”). Prima di salire sul treno aveva sentito che all'aeroporto c'era stato un attentato e dunque ha capito subito cosa gli stava accadendo. Sul suo profilo Facebook ha raccontato in che modo il destino lo ha risparmiato: «Ho visto un lampo, ho sentito l'esplosione e tanto calore. Nell'aria c'era un fumo blu, a terra i feriti urlavano, gli altri per uscire si schiacciavano l'uno con l'altro. Due vetri del finestrino mi sono caduti sulle gambe. Ero ancora vivo».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 23 Marzo 2016, 14:39
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