Brexit, oggi la lettera di May all'Ue: "Giorno storico". Ma il braccio di ferro inizia ora

Brexit, la lettera di May all'Ue. Ma il braccio di ferro inizia ora

di Mario Fabbroni
È la prima, autentica separazione di un Paese dall'Europa. Con una lettera consegnata a mano (mai come in questo caso non serve la ricevuta di ritorno...) alle 12.30 di oggi la Gran Bretagna si stacca dal resto del Vecchio Continente anche politicamente. Un addio dai costi e dalle conseguenze imprevedibili.

Basti solo pensare che ieri, a poche ore dalla consegna della lettera di divorzio con Bruxelles, il parlamento scozzese ha ufficialmente votato la richiesta di un referendum bis sulla secessione da Londra in risposta alla Brexit. La proposta era stata presentata dalla first minister e leader indipendentista dell'Snp, Nicola Sturgeon: a Edimburgo, insomma, fanno sul serio.

Theresa May, capo del governo britannico, risponde subito picche: «Non apriremo alcun negoziato con la Scozia» e parla di «giorno storico» per la Brexit. Aggiungendo: «Dobbiamo cogliere questa storica opportunità per emergere nel mondo e plasmare un sempre maggiore ruolo per una Gran Bretagna globale». La verità è che inizia un braccio di ferro con gli altri 27 Paesi della Ue soprattutto sul salato conto iniziale da pagare: 60 miliardi di euro. Le linee guida per i negoziati, che saranno condotti da Michel Barnier, verranno rese note venerdì 31. La trattativa durerà almeno 2 anni, comprenderà tre appuntamenti elettorali importantissimi (presidenziali francesi tra un mese, voto in Germania durante l'autunno e in Italia nel 2018) e dovrà gestire le modalità degli scambi commerciali ma anche la fuga da Londra di molti centri decisionali, strutture economico-scientifiche, istituzioni, banche.

Le previsioni più o meno catastrofiche sono queste: 60 miliardi di euro la cifra che l'Ue pare intenda chiedere a Londra come arretrati a copertura di impegni presi insieme negli anni scorsi e contributi al budget europeo; 66 miliardi di euro, secondo il Tesoro britannico, la cifra che il Regno Unito rischia di perdere ogni anno con una hard Brexit che si concluda senza un accordo di libero scambio con l'Europa; 150 miliardi euro la dote inglese che Westminster può pretendere come controvalore degli assets europei post Brexit; 1.800 miliardi di euro il valore ciclopico degli assets che le banche internazionali di Londra potrebbero spostare verso il continente o altrove in seguito all'uscita dall'Ue, mettendo a rischio 30.000 posti di lavoro nella City. 

Di sicuro ci sono le 19.000 direttive europee che Londra deve trasferire nella propria legislazione per poi decidere quali abolire: la vera partita inizierà solo allora.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Marzo 2017, 09:19
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