Bimbo di 6 anni scomparso e mai più ritrovato:
la verità dopo 38 anni -Foto
di Federica Macagnone
Dopo anni di buio, solo nel 2012 si arrivò all'arresto di Hernandez, dopo una soffiata alla polizia: l'uomo, che nel 1979 aveva 18 anni e lavorava in un negozio vicino alla casa di Etan a Soho, ha raccontato nel corso di un interrogatorio fiume di aver attirato il piccolo nel locale offrendogli una bibita. Dopo lo ha soffocato, ha chiuso il suo corpo prima in un sacco e poi in una scatola e ha abbandonato i resti tra i rifiuti. Tuttavia del corpo del piccolo non è mai stata trovata alcuna traccia: il verdetto al quale si è giunti è quindi unicamente frutto della testimonianza dell'uomo, visto che la polizia non è mai riuscita a trovare prove che possano confermare la versione data da Hernandez.
Una vicenda ingarbugliata alla quale si aggiunge il fatto che l'uomo soffre di allucinazioni, è schizofrenico e gli sono stati riscontrati gravi problemi mentali: tutti fattori sui quali si è basata la difesa, che si è battuta per dimostrare che l'uomo ha difficoltà a discernere tra finzione e realtà e, dunque, abbia solo immaginato di aver ucciso Etan. Per Hernandez, d'altra parte, si tratta del secondo processo: il primo fu annullato nel 2015 dopo che i giurati non riuscirono ad arrivare a un verdetto univoco.
Questa volta, però, sono state proprio le parole di Hernandez ad aver avuto un peso notevole per arrivare al verdetto di colpevolezza: la confessione, piena di dettagli e di particolari, è stata definita realistica e le sue parole sono state confermate da alcuni parenti chiamati a testimoniare in aula che hanno detto che Hernandez negli anni aveva confessato loro di aver ucciso un bambino a New York. «Abbiamo dovuto attendere a lungo, ma alla fine abbiamo trovato un po’ di giustizia per il nostro piccolo Etan», ha detto il padre uscito dall'aula.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Febbraio 2017, 15:52
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