Anonymous oscura i profili dei jihadisti.
"Spenta" la Rete dell'Isis: "Siete un virus"

Anonymous oscura i profili dei jihadisti. "Spenta" la Rete dell'Isis: "Siete un virus"

di Giammarco Oberto
MILANO - Attacco al cuore dell’Isis, ma questa volta non dall’aria. Il cavallo di Troia è stato il web, lo strumento principale per la propaganda dell’Cybercaliffato. Migliaia di account Twitter di presunti jihadisti sospesi o cancellati, centinaia di profili Facebook attaccati e svelati, un altro lungo elenco pronto per essere oscurato. È l’esito dell’operazione battezzata #OpIsis, condotta dalla rete mondiale di hacker Anonymous per denunciare i miliziani che combattono sotto la bandiera nera.



Per la prima volta l’azione è stata rivendicata dagli “Anon” con un video di tre minuti postato anche su YouTube, nel quale gli hacker confermano che non daranno tregua ai seguaci del Califfato, soprattutto ai cosiddetti “reclutatori”. «Sarete trattati come un virus, e noi siamo la cura», recita il video, rubando la battuta a un vecchio film di Stallone. Una vasta operazione di hackeraggio che unisce insospettabili di ogni razza, religione e ceto sociale nata sull’onda dell'indignazione internazionale seguente al massacro di Charlie Hebdo.











Intanto sull’Isis continuano a piovere le bombe sganciate dagli F-16 giordani, un martellamento dal cielo intensificato dopo il video choc del pilota arso vivo. «In tre giorni di raid di rappresaglia abbiamo colpito 56 obiettivi e distrutto il 20 per cento della capacità militare dell’Isis» ha annunciato ieri l’aviazione di Amman. «Il primo giorno abbiamo colpito i centri di comando, il secondo armi e depositi, il terzo abbiamo colpito i miliziani dove mangiavano e dormivano».



Dall’inizio dei bombardamenti della Coalizione sono settemila i jihadisti rimasti uccisi secondo la Giordania, che annuncia che continuerà i raid «finché l’Isis non sarà annientato». E oggi ad Amman arriverà il principe Carlo. L’erede al trono britannico incontrerà re Adballah per poi proseguire il viaggio in Kuwait, Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi.





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Ultimo aggiornamento: Lunedì 9 Febbraio 2015, 12:55