Abortisce con farmaci comprati sul web:
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Abortisce con farmaci comprati sul web: condannata a 20 anni per feticidio
Purvi Patel, 33enne di origine indiana, è la prima donna statunitense della storia arrestata, processata e condannata per il reato di 'feticidio'.







Il caso arriva dallo stato dell'Indiana - già sotto la luce dei riflettori per la recente contestatissima legge anti-gay - dove la donna, di famiglia rigorosamente induista, è da oggi in carcere per scontare una sentenza a 20 anni di carcere. E le associazioni a difesa dei diritti delle donne sono sul piede di guerra.



Il pesante verdetto si basa su una norma mai applicata in precedenza, e condanna la giovane per ben due reati apparentemente in contraddizione l'uno con l'altro: aver ucciso il feto prima che nascesse, ma anche averlo abbandonato in vita. Ed è proprio questo che viene contestato a livello procedurale da alcuni critici del verdetto. Nel luglio 2013 Purvi si era recata al Pronto Soccorso del St. Joseph Hospital di Mishawaka con una forte emorragia.



Dopo aver negato in un primo tempo la gravidanza, la donna confessò ai medici di aver subito un aborto spontaneo e di aver gettato il piccolo - a suo dire nato morto - in un cassonetto. Ma la corte ha accolto la tesi dell'accusa, secondo cui Patel prese dei farmaci illegali, acquistati online, per terminare una gravidanza indesiderata, nonostante i test tossicologici non avessero individuato alcuna traccia di medicinali abortivi nell'organismo della madre. Inoltre, secondo il medico che esaminò il feto recuperato morto nel cassonetto, il piccolo aveva circa 30 settimane e avrebbe invece potuto sopravvivere con le giuste cure.



La donna dunque - secondo il giudice - avrebbe commesso entrambi i reati contestati. Ma - hanno protestato le attiviste per la difesa del diritto all'aborto - «anche in caso di condanna la giuria avrebbe dovuto decidere quale dei due crimini Patel abbia commesso. È impossibile siano stati perpetrati entrambi, e cio' dimostra - attaccano i contestatori - come la sentenza sia »una punizione basata su una concezione ideologica e non su un reato«. Lo statuto dell'Indiana, a cui si richiama il verdetto, stabilisce il divieto dell'interruzione di una gravidanza al di fuori di specifici e limitati parametri. Ma la preoccupazione di molti è che ora le donne tornino ad aver paura di ricorrere alle cure mediche in caso di gravidanze indesiderate o persino di aborti spontanei.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Aprile 2015, 21:44
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