"Tagli alle pensioni di reversibilità", è bufera,
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Pensioni di reversibilità, il ministro nega i tagli. Ecco come funziona
Scoppia la polemica sul ddl che riordina le prestazioni di natura assistenziale e previdenziale come strumento unico, nell'intenzione del governo, di contrasto alla povertà con misure legate al reddito e al patrimonio. Nel ddl, tra le altre misure si prevede la possibilità di rivedere le pensioni di reversibilità, ovvero quelle erogate agli eredi alla morte del pensionato o del lavoratore che muore avendo maturato i requisiti per l'assegno.

Il primo a tuonare è il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini: «il governo - afferma - vuole tagliare le pensioni di reversibilità. In Commissione Lavoro alla Camera è arrivata la proposta renziana di legare all'Isee le pensioni di reversibilità, fregando così migliaia di persone, soprattutto donne rimaste vedove. Rubando contributi effettivamente versati, per anni. Un governo che fa cassa sui morti mi fa schifo».

DOPPIA REPLICA Nella serata di ieri arriva la replica di Palazzo Chigi: «se ci saranno interventi di razionalizzazione saranno solo per evitare sprechi e duplicazioni, non per fare cassa in una guerra tra poveri. La delega del governo dà non toglie», stanziando per la prima volta un miliardo di euro strutturale su una misura unica di lotta alla povertà e predisponendosi a convogliare risorse europee su quello stesso strumento e sulla rete di servizi per la presa in carico offerti da comuni e terzo settore. Inoltre, viene ricordato, qualsiasi intervento varrà solo sulle prestazioni future e non su quelle in essere, che quindi non verranno toccate.

Quest'oggi la seconda replica del ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti: «La polemica sulle pensioni di reversibilità è totalmente infondata». «Evidentemente - afferma in una nota - c'è chi cerca facile visibilità e si diletta ad inventare un problema che non c'è per poi poter dire di averlo risolto».

«La proposta di legge delega del Governo lascia esplicitamente intatti tutti i trattamenti in essere. Per il futuro non è allo studio nessun intervento sulle pensioni di reversibilità; tutto quello che la delega si propone è il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale», sottolinea. «Ribadisco che il Governo vuole dare e non togliere: per questo, per contrastare la povertà, nella legge di stabilità è previsto lo stanziamento di 600 milioni per il 2016 e di 1 miliardo strutturale a partire dal 2017», conclude.


DAMIANO PRENDE LE DISTANZE Tuttavia, se dalle opposizioni è facile prevedere manifestazioni di protesta sul provvedimento, c'è da segnalare anche la presa di distanza di Cesare Damiano, presidente della Commissione lavoro della Camera ed esponente della minoranza Pd. Il provvedimento, spiega l'ex ministro del lavoro, è «in sé positivo, ma prevede la possibilità di tagliare le pensioni di reversibilità. Per noi questo non è accettabile: si tratterebbe dell'ennesimo intervento dopo quelli, pesanti, del Governo Monti». «La previdenza - aggiunge - non può essere considerata la mucca da mungere». Damiano approfitta della situazione per sottolineare l'esigenza a suo avviso di mettere «rapidamente nell'agenda del Governo il tema delle pensioni».

Per tre motivi, spiega: «il primo è che Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al Premier Renzi e al ministro Poletti per chiedere un incontro per affrontare il tema della flessibilità insieme agli altri e numerosi problemi aperti (esodati, ricongiunzioni, precoci, usuranti). Il secondo motivo, è che in Commissione lavoro della Camera è incardinata e in discussione la proposta di legge sulla flessibilità insieme a quelle di tutti gli altri partiti: si dovrebbe arrivare a un testo unificato». Il terzo motivo è appunto l'approdo alla Camera della delega del Governo sul tema del sostegno alla povertà«. Il ddl approvato a fine gennaio dal Governo punta a una »razionalizzazione« delle varie misure assicurando però che le nuove regole varranno solo per le prestazioni richieste dopo l'entrata in vigore dei decreti attuativi mentre gli assegni in essere non saranno toccati.

BUFERA POLITICA Ma la contrarietà monta e alcuni parlamentari la uniscono alla querelle sulle Unioni civili. Per Maurizio Gasparri, senatore di FI, »la confusione cresce in Italia oltre livelli tollerabili. Mentre si pensa di regalare pensioni a coppie gay, stravolgendo principi fondamentali dello stato sociale, lo stesso Pd che vuole fare questa concessione attraverso il governo Renzi vuole tagliare le pensione dei vedovi eterosessuali. Siamo alla distorsione di ogni principio di giustizia sociale. Ci opporremo a questa vile aggressione. Noi tuteliamo i soggetti deboli e vedovi e vedove lo sono. È veramente vergognosa questa ultima sortita di Renzi«.

Sullo stesso tono la posizione di Paola Binetti, deputata di Area Popolare: »ecco un altro punto da approfondire anche in funzione del dibattito sul ddl Cirinnà, a proposito di unioni civili. Se il governo vuole tagliare davvero le pensioni di reversibilità - conclude Binetti - ce lo dica con urgenza, prima che il ddl in questione si spinga più avanti«. A spingere per una modifica al provvedimento arriva infine la Spi Cgil: »dopo la nostra denuncia sulle pensioni di reversibilità si è acceso il dibattito politico. Ora poche chiacchiere. Quel disegno di legge va modificato«, scrive su Facebook il segretario generale Ivan Pedretti. 

LA SCHEDA: ECCO COME FUNZIONA Oltre 3 milioni di italiani usufruiscono della reversibilità, ovvero il trattamento riservato ai superstiti del pensionato deceduto: vedovi e soprattutto vedova, su cui è scoppiata una polemica politica negli ultimi giorni per via delle “voci” su presunti tagli, o rimodulazione che dir si voglia, del Governo. La revisione della pensione di reversibilità è infatti contenuta nella legge delega sulle misure di contrasto alla povertà: il governo la definisce una prestazione assistenziale di natura previdenziale, sottoposta “alla prova dei mezzi”, dunque la questione è di rimodularla, appunto, in base all’Isee.

A CHI SPETTA? Come dettaglia l’Inps, la pensione spetta 1) al coniuge (anche separato o divorziato, se titolare di assegno di mantenimento); 2) ai figli (minorenni, inabili, studenti o universitari tra i 18 e i 26 anni, a carico alla data di morte del genitore); 3) ai nipoti minori, se a carico degli acendenti alla morte; 4) ai genitori non sotto i 65 anni, se non titolari di pensione, se a carico del medesimo (e in mancanza del coniuge, di figli o nipoti); in mancanza delle altre figure, a fratelli o sorelle celibi/nubili e inabili, non titolari di pensione, e a carico del deceduto.

QUANDO SPETTA La pensione viene pagata dal primo giorno del mese successivo a quello del decesso. L’ammontare si calcola sulla base dell’assegno dovuto al lavoratore o pensionato deceduto (60% solo coniuge, 70% solo un figlio, 80% coniuge e figlio o due figli senza coniuge, 100% coniuge e due o tre o più figli, 15% per altri familiari diversi).

IN PRESENZA DI ALTRI REDDITI Se il beneficiario possiede altri redditi, l’assegno ovviamente si riduce: in caso di reddito superiore a 3 volte la pensione minima (1.500 euro), si riduce del 25%, 4 volte (2.000) del 40%, 5 volte (2.500 euro) del 50%. 

SI PERDE IL DIRITTO QUANDO… Il diritto alla pensione cessa quando: 1) il coniuge si sposa nuovamente (in questo caso riceve una ‘una tantum’ di due anni della sua quota). La pensione, ricalcolata, resta comunque per i figli; 2) i figli compiono 18 anni, o terminano o interrompono gli studi, o comunque al compimento dei 21 anni: il diritto resta sospeso ma non estinto; 3) per i figli inabili, se viene meno lo stato di inabilità; 4) per i genitori, in caso di altra pensione; 5) per fratelli e sorelle se viene meno lo stato di inabilità, o se conseguano altra pensione, o se si sposano; 6) per i nipoti minori, stesse condizioni dei figli.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Febbraio 2016, 16:10
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