Pensioni, via ai rimborsi da giugno. Italia sotto
controllo Ue: priorità a redditi bassi e contributi

Pensioni, via ai rimborsi da giugno. Italia monitorata dall'Ue: priorità a redditi bassi e anni di contributi

di Claudio Fabretti
ROMA - Il deficit non si tocca. La soluzione che il governo adotterà per adeguarsi alla sentenza della Consulta sulle pensioni non inciderà sul 2,6%, l'obiettivo programmatico indicato nel Def. Le garanzie per rassicurare Bruxelles arrivano direttamente dal ministero dell'Economia, dopo che era trapelata la notizia secondo cui la Commissione europa aveva previsto un «monitoraggio» dell'Italia.









Restano dunque validi gli impegni assunti un mese fa nel Documento di economia e finanza. Le uniche risorse a cui attingere potrebbero essere quelle del tesoretto da 1,6 miliardi, già previsto proprio nel quadro programmatico. Per il resto, bisognerà cercare altrove la copertura. E secondo il ministro dell'Economica, Pier Carlo Padoan, l'impatto sui conti pubblici dovrebbe essere inferiore anche alle ipotesi circolate finora di 4-5 miliardi.

Venerdì in Consiglio dei ministri arriverà il decreto per la rivalutazione delle pensioni. Previsti gli adeguamenti per il passato, ma anche rimodulazioni per il futuro - a quanto pare al ribasso - delle soglie stabilite dal governo Letta nella legge di stabilità 2014.



Saranno i criteri di progressività e temporaneità, già sottolineati dalla Corte Costituzionale, a ispirare l'esecutivo, che punterà sulla gradualità sia negli arretrati sia nei trattamenti a venire.

Sarà data priorità, in particolare, agli assegni più bassi, probabilmente con la fissazione per la rivalutazione al 100% di un'asticella più alta di quella pari a 3 volte il minimo. Con lo scopo di modulare l'indicizzazione all'inflazione per fasce di reddito pensionistico. Per gli assegni più alti si pensa invece a una sfasatura progressiva, con la possibilità di una esclusione delle pensioni più alte, sulle quali la Corte non avrebbe niente da eccepire. Una ipotesi allo studio è quella che prevede di rivedere al ribasso anche il meccanismo Letta, quello che assicura un adeguamento al 95% per i trattamenti tra 1.500 e 2.000 euro, al 75% tra i 2.000 e i 2.500, al 50% tra i 2.500 e i 3.000 euro e al 45% oltre i 3.000 euro (sei volte il minimo).



Intanto Bruxelles sembra orientata a un nuovo ultimatum alla Grecia. Nessun accordo con Atene vi sarà oggi all'Eurogruppo, ma una dichiarazione con cui l'Eurozona chiederà al governo greco «un lavoro più duro» per arrivare a un'intesa entro qualche settimana perché «il tempo sta finendo». I creditori internazionali starebbero preparando una proposta finale da presentare a Tsipras a fine maggio. Un'offerta “prendere o lasciare”.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 11 Maggio 2015, 11:57
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