Donne in pensione a 62-63 anni già dal 2016.
E spunta l'opzione uomo per chi perde il lavoro

Pensioni, opzione-donna: uscita a 62-63 anni già dal 2016. E c'è anche l'opzione-uomo per chi perde il lavoro -LEGGI

di Valeria Arnaldi
ROMA - Uscita anticipata delle donne dal mondo lavoro, a 62-63 anni già dal 2016, dunque con tre anni di anticipo, e con 35 di contributi. È una nuova “opzione donna” il cuore delle misure pensionistiche attualmente al vaglio dei tecnici, che il Governo potrebbe presto introdurre per favorire l’uscita delle lavoratrici e sostenere - al vaglio pure un assegno di solidarietà - i disoccupati che hanno perso il lavoro a pochi anni dalla pensione. «I conti pensionistici non si toccano - assicura il premier Matteo Renzi - non intendiamo mettere un segno più sulle pensioni, ma se esiste la possibilità, e stiamo studiando il modo, di consentire una flessibilità in uscita, sarebbe una questione di buonsenso e buona volontà che possiamo affrontare».





«Sappiamo che c'è un aspetto da risolvere - dice il ministro del Lavoro Giuliano Poletti - legato a uno scalino alto che blocca il turn over introdotto dalla Legge Fornero. In questo momento stiamo valutando opzioni e punti di equilibrio assieme al ministro dell'Economia, Padoan». La nuova formula in rosa prevede una riduzione dell’assegno pari a circa il 10% per tre anni. Un modo per contrastare lo “scalino”. Dal prossimo anno, le donne impiegate nel privato dovranno attendere un anno e 10 mesi in più, quelle autonome un anno e quattro mesi. Un’operazione che se sul lungo periodo non dovrebbe gravare le casse dello Stato, nei primi anni di applicazione necessiterà di risorse per “coprire” i pagamenti anticipati.



Al vaglio pure l’opzione uomo, ossia la possibilità di accedere alla pensione con tre anni di anticipo con un taglio dell'assegno legato all'equità attuariale. Tra le ipotesi, il prestito pensionistico e una sorta di assegno di solidarietà per le persone nelle situazioni più difficili, da restituire poi al raggiungimento della pensione. Sembrerebbero invece “dimenticate” la proposta del 2% di taglio per ogni anno di anticipo, con limite all’8%, e la “quota 100”, entrambe eccessivamente onerose per lo Stato.



Secondo le stime Inps, infatti, se tutti sfruttassero queste possibilità il costo dell’operazione sarebbe rispettivamente pari a 8,5 e 10,6 miliardi l’anno. Cambiamenti in vista anche in materia di Iva. «L’aumento dell’Iva sul pellet - ha detto il premier - è stato un errore che il governo correggerà».
Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Settembre 2015, 11:34
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