Manovra, Napolitano blinda le misure.
Alta tensione tra governo e Regioni

Manovra, Napolitano blinda le misure. ​Alta tensione tra governo e Regioni
ROMA - Renzi pungola le Regioni. Dopo una giornata di tentativi di mediazione, con i governatori che avanzano proposte sulle quali dialogare, il premier dai microfoni del Tg1 tira dritto, forte anche dell'assist che arriva dal Colle. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sembra aprire: dialoghiamo. Ma la "cifra" resta quella. Si può al limite discuterne la composizione. Anche perché il disegno generale non deve essere modificato: è una manovra che alla fine sarà «espansiva» e che non deve quindi essere modificata nell'impianto originale.



La polemica. Si alzano ancora i toni del confronto sulla manovra appena licenziata dal Cdm, ma ancora non nota nella versione ufficiale, che arriverà con la trasmissione al Parlamento (presumibilmente lunedì). Un testo "esteso" che anche Bruxelles attende di scandagliare minuziosamente (Padoan spiega che se non dovesse passare, il 29 ottobre si aprirebbe un dialogo a due).



Lo scontro con gli enti locali. Regioni e Comuni lamentano una nuova ondata di tagli e, dopo gli annunci di guerra, imboccano la via del dialogo, ma il premier insiste: «Figuriamoci se non parliamo con i presidenti delle Regioni. Ma tagliare i servizi sanitari sarebbe inaccettabile. Piuttosto si tagli qualche Asl o qualche nomina di primario. Le Regioni facciano la loro parte, anche perché qualcosa da farsi perdonare ce l'hanno». Le famiglie hanno pagato, ora paghino anche le regioni».



Padoan. E Padoan aggiunge: «Siamo pronti assolutamente a discutere ma nel disegno dei saldi». Poi sulla lotta all'evasione e il dubbio che non si possa raggiungere l'obiettivo dei 3,8 miliardi avverte: «Siamo stati prudenti. Potremmo avere sorprese all'insù».



Napolitano blinda la manovra. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intanto di fatto "blinda" la legge di Stabilità esprimendo un giudizio lusinghiero per il lavoro governo:
«La manovra - dice - contiene un riconoscimento ampio e ci sono misure importanti per la crescita, sia direttamente per quel che riguarda le politiche di investimenti, sia indirettamente per quello che riguarda la riduzione della pressione fiscale. Penso che le posizioni prese con notevole nettezza dal governo italiano, ma non solo dall'Italia, vadano nel senso di un forte rilancio delle politiche per la crescita».



I dubbi. Intanto una valanga di dubbi arriva appunto sia dalle Regioni ma anche dai Comuni. I sindacati sono convinti che l'effetto finale del mix di Renzi sarà comunque recessivo. E già i parlamentari di tutti gli schieramenti affilano le armi. Anche perché serpeggia una preoccupazione: i tagli si trasformerebbero in meno servizi oppure più tasse locali per i cittadini. Con buona pace di chi intenderebbe abbassare la pressione fiscale generale per far ripartire i consumi.



Le Regioni all'attacco. Chi appare preoccupato ma pronto a trattare sono Regioni e Comuni. Mentre i ministeri sembrano aver digerito i vari tagli oggi il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Champarino, ripone le armi e chiede un confronto a Renzi. «Basta con i tweet - scrive su Facebook - incontriamoci». E la controproposta delle Regioni sarebbe già pronta: resterebbero i 4 miliardi di tagli. Ma si interverrebbe con rimodulazioni delle entrate, tali da consentire di reggere i tagli. Lo stesso fa il presidente dell'Anci Piero Fassino. Ma tra i governatori e i primi cittadini i toni sono anche accesi. Fino al presidente della Lombardia Roberto Maroni che minaccia la chiusura di almeno 10 ospedali. E un'altra proposta arriva dal vicepresidente vicario dell'Anci, Alessandro Cattaneo: ok ai tagli ma Renzi abolisca l'articolo 18 nella PA.



Anche i sindacati sono decisamente in allarme: la leader Cgil, Susanna Camusso, dal corteo dello sciopero generale per la Ast di Terni, sottolinea come a suo parere sia sbagliato in tempo di crisi tagliare i servizi sanitari. Il segretario della Cisl, Annamaria Furlan, si preoccupa degli statali: «inaccettabile la mancanza di fondi per rinnovare i contratti». Mentre per il segretario della Uil, Luigi Angeletti, «non convince che la riduzione delle tasse vada a tutte le imprese». E sempre la Uil fa due conti: ci sarebbe un rischio stangata per i contribuenti di oltre 95 euro medi pro capite se le addizionali fossero portate al massimo per riequilibrare i tagli della legge di Stabilità. E certo non piace la sforbiciata di trasferimenti ai patronati.



Il dibattito politico intanto si scalda in attesa che il testo approdi a Montecitorio e poi in commissione Bilancio, la vera fucina dei cambiamenti legislativi.
La norma più presa di mira, trasversalmente (dallo stesso Pd fino a Fi) è quella sul Tfr. Anche se «le banche sono pronte a fare la loro parte» dice il presidente Abi, Antonio Patuelli.

Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Ottobre 2014, 17:06