"La crisi non è una scusa per le aziende
per evadere le tasse e non pagarle"

"La crisi non è una scusa per le aziende per evadere le tasse"
ROMA - Il verificarsi di una crisi finanziaria non comporta la possibilità di evadere il Fisco, invocando tale situazione come causa di forza maggiore. La Cassazione pone un freno a chi, per giustificare il fatto di non essere in regola con il fisco, si appella alla mancanza di liquidità per i crediti non incassati o all'impossibilità di pagare in altro modo gli stipendi. Con questa sottolineatura, la terza sezione penale ha disposto un nuovo esame sulla confisca «per equivalente» a danno di un imprenditore sardo che aveva omesso il versamento delle ritenute fiscali sugli stipendi dei lavoratori che spettano ai sostituti di imposta. Il tribunale l'aveva 'salvato' ritenendo sussistente una «causa di forza maggiore», escludendo così la volontarietà della condotta. Ma la procura ha fatto ricorso.

E la Cassazione concorda: la condotta di chi utilizza le tasse che avrebbe dovuto accantonare per i propri dipendenti equivale, secondo i giudici, a una «indebita appropriazione di somme altrui», e sono «del tutto irrilevanti eventuali difficoltà economiche impreviste». Ciò non toglie, ammette comunque la Corte, che sono legittime quelle decisioni dei giudici di merito che, valutando i singoli casi, hanno riscontrato la mancanza di dolo o l'impossibilità di mettersi in regola con il fisco di quegli imprenditori che non riescono a gestire le difficoltà finanziarie nemmeno andandoci a rimettere di tasca propria.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Dicembre 2014, 21:49
© RIPRODUZIONE RISERVATA