Torre Annunziata, l'ultimo gioco dei piccoli boss: le «finte stese»

Finte stese, ultimo gioco dei mini boss

di Dario Sautto
Torre Annunziata. Erano in giro a fare scorribande in perfetto stile Gomorra, armati di una pistola a salve carica e con un colpo nella camera di scoppio pronto ad essere esploso. Quattro minorenni di Torre Annunziata sono stati fermati dalla polizia nei vicoletti del centro oplontino, proprio nelle stradine che nelle ultime settimane sono state teatro di alcune finte «stese», fatte con armi giocattolo uguali a quelle vere, e che come quelle vere seminano il panico tra i residenti della zona. Il più piccolo è il nipote di un boss della camorra, ha appena 14 anni e nascondeva tra le gambe l'arma innocua, ma senza tappo rosso mentre gli altri tre avevano 16 e 17 anni.

Stavano giocando a fare Gomorra, facendo scorribande per terrorizzare i residenti del rione Provolera e del Parco Penniniello. E non è semplice retorica fare riferimento a Gomorra: il 14enne non è il nipote di un boss qualsiasi. Suo zio è Francesco Gallo, 41 anni, conosciuto negli ambienti camorristici di Torre Annunziata con il soprannome di «Francuccio o pisiello», capo di una frangia del clan Gallo che controlla il malaffare nel rione Penniniello, oggi detenuto al 41-bis dove sta scontando una condanna per estorsione aggravata. Proprio lui aveva affittato la sua villa un mix di lusso e kitsch alla casa cinematografica Cattleya che l'aveva trasformata nell'abitazione del boss della fiction Pietro Savastano nella prima serie. Il regime del carcere duro gli è stato imposto proprio per la vicenda di Gomorra: dal carcere, durante i colloqui con la madre, aveva imposto ai genitori di pretendere il pagamento dell'affitto in nero, visto che in quel momento la casa era sequestrata e in mano all'amministratore giudiziario, dunque le rate regolari venivano versate su un conto corrente non a disposizione dei Gallo.

 

Ecco, suo nipote, ad appena 14 anni, è considerato uno dei «capi» della baby-gang che da prima di Capodanno sta compiendo le strane «stese a salve». I quattro baby-pistoleri sono tutti residenti nel Parco Penniniello, rione di edilizia popolare di Torre Annunziata. Sono tutti studenti, vanno (quasi) regolarmente a scuola, frequentano le superiori in città, ma abbinano lo studio a Gomorra. Vestiti alla moda, tutti con le stesse marche di abbigliamento preferite, fanno «gruppo» fisso da tempo, a scuola e nel quartiere. Tre di loro sono figli di pregiudicati, uno di loro è figlio di un affiliato alla camorra e proprio il 14enne ha quella parentela «importante» con uno dei boss più controversi di Torre Annunziata. Da alcune sere , erano diventati il terrore dei vicoletti: sparavano (anche se a salve) decine di colpi di pistola e fuggivano.
La scorsa notte è arrivato il sequestro dell'arma. I ragazzini erano in giro in sella a due scooter nel rione Provolera, un dedalo di vicoletti che finiscono tutti sul corso principale. A fermarli per un controllo gli agenti della sezione volanti del Commissariato oplontino, guidati dal dirigente Vincenzo Gioia, che la scorsa notte stavano effettuando dei servizi di controllo straordinario del territorio. I minori, alla vista dei poliziotti, hanno provato a fare dietrofront, ma sono stati subito bloccati e portati in commissariato. Il più piccolo di loro, appena 14 anni, aveva una pistola in metallo modello 92, perfetta replica di un'arma da sparo, simile ad una micidiale calibro 9x21, completa di caricatore, al cui interno sono state trovate cinque cartucce a salve, una delle quali in camera di scoppio pronta per essere esplosa. Il tappo rosso era stato tolto e nascosto. La pistola giocattolo è stata subito sequestrata e i quattro sono stati portati negli uffici della polizia. Anche i due scooter sono stati sequestrati, perché i due centauri alla guida non avevano la patente né la copertura assicurativa. Per il possesso dell'arma è scattata una segnalazione alla Procura dei Minorenni di Napoli, che ha disposto l'affidamento ai genitori dei quattro ragazzi e avviato un procedimento per i due che guidavano senza patente. Dopo una lunga nottata, i componenti della baby-gang sono stati rilasciati e affidati ai genitori.
Una delle «stese» era stata compiuta la sera del 31 dicembre, anche nella zona dell'Annunziata, nel cuore del Quadrilatero delle Carceri, alle spalle di Palazzo Fienga, quella che fu la roccaforte del clan Gionta ed ora è solo un edificio fatiscente, murato e in attesa di confisca. Per «festeggiare» l'arrivo del nuovo anno, alcuni ragazzini forse proprio loro si erano spinti fin sotto le case dei vecchi «padroni» del quartiere, provando a far confondere gli spari della pistola con le esplosioni dei petardi e dei botti. Una scena vista e rivista tante volte nei rioni caldi di Torre Annunziata, con ragazzini purtroppo sempre più giovani che giocano a fare i camorristi, un po' imitando i parenti e i boss, un po' scimmiottando una fortunata serie tv che continua a raccogliere mille contraddizioni.
In quei vicoletti, alcune settimane fa si era verificata una «stesa» quella vera contro l'abitazione della moglie di un detenuto, ritenuto tra i capi dei Gallo-Cavalieri. Un ragazzino di 17 anni, che vive in quell'edificio, aveva deciso di rispondere, girando armato di una pistola anche quella vera con caricatore pieno e colpo in canna, ma fu arrestato insieme ad un complice. La lunga nottata di controlli della polizia, però, non si era limitata a bloccare i ragazzini terribili del Penniniello. Sono stati, infatti, controllati diversi pregiudicati ai domiciliari o sottoposti a misure di prevenzione, perquisite le loro abitazioni e fermate decine di veicoli, con contravvenzioni al codice delle strada per 12mila euro. Denunciato a piede libero anche un insolito ladro di autoradio, un pregiudicato di 49 anni, che aveva appena rubato un Pioneer da una vettura parcheggiata in via Gino Alfani, nella cosiddetta «curva» della movida di Torre Annunziata. Nel frattempo, sono stati setacciati tutti i rioni più pericolosi, dove potrebbero nascondersi i responsabili dei tre raid a suon di bombe carta ed incendi delle ultime settimane, che hanno visto finire nel mirino un'agenzia di pompe funebri, una rivendita di frutta e verdura, un negozio di casalinghi ed una edicola chiusa da due anni, sia in centro tra corso Umberto I e corso Garibaldi sia nella periferia di via Plinio.
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 10 Gennaio 2018, 08:30
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