Ospedale del Mare, ecco gli ispettori: sotto accusa ritardi e caos barelle

Ospedale del Mare, ecco gli ispettori: sotto accusa ritardi e caos barelle

È iniziata ieri pomeriggio, alle 16 in punto, la missione della squadra di esperti della Asl Napoli 1 e incaricata di passare al setaccio tutte le attività, cliniche, assistenziali e gestionali del pronto soccorso dell'Ospedale del Mare. Una prima linea di area critica messa a dura a prova negli ultimi mesi dalla furia del Coronavirus, travolta più di una volta dalle decine di accessi di pazienti Covid, e finita agli onori delle cronache durante il picco di novembre per il caos che si è creato quando l'affollamento è diventato un elemento distintivo di tutti i reparti di accettazione della rete dell'emergenza.

Ad accogliere il gruppo formato da Marco Papa, responsabile della Programmazione aziendale della Asl Napoli 1, Fiorella Palladino, a capo del Pronto soccorso del Cardarelli, Mario Guarino, primario dell'emergency del Cto, Virginia Roberti, caposala del pronto soccorso del Cardarelli e infine Carmen Ruotolo, a capo del settore qualità dell'azienda sanitaria metropolitana, è stato Vittorio Helzel che dirige l'Unità complessa di accettazione, pronto soccorso e medicina di urgenza. Bocce cucite da parte di tutti, sugli esiti della visita, ma da quanto trapela il clima è stato più che cordiale e molto collaborativo. La prima verifica ha riguardato i dati di attività: sotto la lente degli ispettori i numeri degli accessi, i ricoveri, le dimissioni ma prima di ogni cosa i turni di servizio sia del personale medico che infermierisco del comparto. Con un organico ridotto all'osso c'è stato poco da eccepire. Anche sui volumi di attività nessun rilievo. Contate oltre mille dimissioni all'anno e un turn-over abbastanza rapido su una degenza media di circa 5 giorni. I margini di miglioramento sono stretti soprattutto a fronte di un tasso di complessità dei casi abbastanza elevato. A quanto pare dunque, stando alla testimonianza di chi osservava da lontano pare che tutto sia filato liscio al di là di qualche appunto come il consiglio affidato al primario di utilizzare un'agenda in cui annotare la priorità dei ricoveri al posto delle cartelline.

Il gruppo di ispettori potrebbe tornare a chiedere altri dati e carte per completare il lavoro visto che da disposizione del manager ha 15 giorni di tempo per stilare un verbale.  

 

Il quadro che si delinea rimanda a un problema di fondo che affanna tutti i grandi ospedali ad alta complessità con vocazione all'emergenza: il peso maggiore dell'assistenza ricade, qui come altrove, sui servizi in urgenza ma non per carenze organizzative delle prime linee bensì per la limitata capacità di assorbimento di pazienti dai reparti specialistici delle retrovie. Se questa capacità non è pari al volume di richieste in entrata si crea fatalmente un ingorgo, caos e barelle. La verifica in corso, peraltro condotta da importanti dirigenti medici di altri ospedali napoletani affannati dalle stesse problematiche, potrebbe dunque far venir fuori il nodo irrisolto di tutti i pronto soccorso che macinano elevati volumi di attività. «È sulla capacità di assorbimento degli ospedali - avverte un esponente della disciplina di un'altra Asl - che vanno accesi i fari. I pazienti in pronto soccorso vanno assorbiti in tempi congrui nei reparti di degenza, i controlli vanno allungati ai tempi medi di degenza nei reparti, all'efficienza delle diagnostiche, alla disponibilità di posti letto per ciascuna disciplina». Soprattutto ora che i posti non Covid si sono ridotti all'osso il problema rimanda ai livelli organizzativi interni agli ospedali, alle funzioni dei bed manager e al turn over dei reparti.

I pazienti non Covid ci sono e devono poter accedere alle cure ospedaliere in urgenza. Negli ospedali il calo degli accessi dovuto al timore del virus non ha risolto l'ingolfamento in quanto si sono ridotti i posti delle retrovie ed è subentrata la farraginosità delle procedure di verifica della positività. 


Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Gennaio 2021, 10:00
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