Murale cancellato a Napoli, sulla parete ricompare il nome ​del baby rapinatore ucciso

Murale cancellato ma sulla parete ricompare il nome del baby rapinatore

di Valentino Di Giacomo

Lì dove c’era disegnato il volto di Luigi Caiafa ora c’è scritto il suo nome, lì dove c’era una parete dipinta di bianco ricompare una scritta che inneggia nuovamente al diciassettenne baby-rapinatore ucciso oltre un anno fa mentre tentava di derubare una coppia ferma in un’auto in sosta. Forcella, via Sedil Capuano, qui lo scorso febbraio è stato rimosso il primo simbolico murale dedicato a personaggi contigui alla delinquenza e alla malavita organizzata. Un’azione risoluta decisa dal prefetto Marco Valentini, nel quartiere arrivarono tutte le forze dell’ordine, furono blindate le vie d’accesso per paura di ritorsioni, ma alla fine il segnale della presenza dello Stato giunse forte e chiaro: murale dedicato a Caiafa cancellato e, da quel giorno, ne sono stati rimossi altri 50 tra disegni e altarini. Ora, come uno schiaffo, ecco ricomparire il nome di quel ragazzino, scomparso troppo in fretta. Una storia familiare che fa rabbrividire perché dopo pochi mesi a finire crivellato dai colpi - stavolta in un agguato di camorra - fu anche suo padre, Ciro. 

Eccolo di nuovo, invece, quel nome ricomparso sui muri di Forcella così come avviene per tanti altri giovanissimi - come avvenuto per Emanuele Sibillo - che prova a mitizzare post mortem e trasformare quasi in eroe un baby-rapinatore. A costeggiare quel muro c’è pure un’autovettura parcheggiata, a voler testimoniare che tutto è tornato come prima, come se lo Stato non avesse agito. Quando lo scorso febbraio fu cancellato il murale di Caiafa la polizia municipale rimosse anche diversi paletti installati sulla via da alcuni residenti per conservare il posto auto abusivamente. Oggi è come se nulla fosse cambiato nonostante l’impegno dell’avvocato Valentina Varano, amministratrice del condominio dove sorgeva il murale, che segnalò alle autorità non solo il dipinto, ma anche i paletti abusivi. Tutto vano. Anche per questo il consigliere regionale di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli, che con il nostro giornale ha combattuto in prima linea una battaglia di principio a difesa della legalità, ha scritto di suo pugno al questore Alessandro Giuliano e al prefetto Marco Valentini per chiedere un intervento urgente. «Alcuni cittadini - ha scritto l’esponente dei Verdi - mi hanno segnalato che sul luogo dove prima sorgeva il murale dedicato a Luigi Caiafa, minorenne ucciso mentre tentava di compiere una rapina, sono apparse nuove scritte che lo omaggiano.

Sulla parte bianca che ricopre oggi il murale, è ricomparso il suo nome. Un modo questo per rimarcare la forza di quella famiglia criminale sul territorio. Una situazione gravissima che va risolta. A mio avviso si sta lasciando una pessima immagine del nostro territorio. Non è ammissibile tollerare ancora questi chiari omaggi alla criminalità». 

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Non è l’unica azione intrapresa da Borrelli. Il consigliere regionale ha voluto rammentare come anche per un altro baby-rapinatore, il 15enne Ugo Russo, il cui murale dedicatogli ai Quartieri Spagnoli resta ancora intonso e si attende una sentenza del Consiglio di Stato per rimuoverlo definitivamente, che per il giovane resta ancora in piedi - senza alcun vincolo di sorta - un altarino in una via parallela alla Pignasecca. Anche su questo Borrelli ha richiesto un rapido intervento. «Chiediamo - ha scritto Borrelli a questore e prefetto - l’immediata rimozione del murale e dell’altarino dedicati a Ugo Russo. É necessario dare un segnale forte, far capire che in questa città, in primis vigono delle leggi, ma soprattutto non si omaggia la criminalità. I murales vanno dedicati agli eroi, come quello realizzato per Lino Apicella. Permettere la creazione di queste opere abusive e pericolose non è accettabile. É dovere delle forze dell’ordine e delle istituzioni intervenire con il pugno duro, per debellare questa terribile usanza e evitare che a delinquenza continui a lanciare messaggi sbagliati». Da mesi anche il nostro giornale segnala la presenza di quell’altarino in pietra, oltre alle scritte mai cancellate in via Orsini, nel quartiere di Santa Lucia, lì dove il giovanissimo Ugo trovò la morte tentando di rapinare con una pistola-replica un carabiniere fuori servizio. Tutto, nonostante la task-force avviata, sembra invece essere tornato come era prima che il caso fosse sollevato. 


Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Settembre 2021, 07:12
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