Babygang contro la polizia a Napoli: ecco il regno dei piccoli boss tra pistole, droga e contrabbando

Babygang contro la polizia: ecco il regno dei piccoli boss tra pistole e contrabbando

di Giuseppe Crimaldi
All'ingresso del Borgo Sant'Antonio Abate, su piazza San Francesco di Paola, c'è una bancarella che esibisce una mattonella sulla quale si legge: Quando entrate salutate. Quando uscite, fatevi i c...i vostri. C'è poco da sorridere, perché qui al Buvero funziona veramente così: e i curiosi non sono ospiti graditi. Istantanee dal rione che venerdì sera è stato teatro della vergognosa aggressione ai danni di alcuni poliziotti da parte di un manipolo di giovanissimi teppisti. La baby gang ha di fatto sbaragliato la pattuglia del Reparto Mobile della Questura che cercava di impedire alcuni pericolosi falò a colpi di pietre e petardi.

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La verità è che la divisa delle forze dell'ordine, da queste parti, è un po' come il solletico: dà fastidio. E ci vuol poco a capirlo. Provi a chiedere alla gente del posto di raccontare quello che è accaduto la sera dei fuocarazzi e tutti svicolano: «Ma quale delinquenza, quelli erano creature che pazziavano....». Già, giocavano. Anche i giornalisti qui sono poco graditi. «Vi ricordate di noi solo quando succede un fatto brutto - dice un ambulante - Jatevenne, andatevene, ci avete già coperti di vergogna». Succede anche questo, al Borgo Sant'Antonio Abate: che nello slalom tra bancarelle di frutta e verdura, detersivi e vestitini cinesi, false griffe e quintalate di sigarette di contrabbando esibite come se niente fosse, angoli di spaccio sorvegliatissimi, macellerie hilal ormai gestite da famiglie pakistane e così via, accade che si sparga una voce: «Tenete la bocca chiusa, perché sono arrivati gli sbirri in borghese». In questo bunker di camorra l'ordine tassativo è: silenzio: e poco importa se cronista e fotografo siano stati scambiati per forze dell'ordine. Meglio, comunque, non fidarsi di nessun estraneo. La zona resta contesa tra due clan: i Contini e i Mazzarella.
 

Serpeggia un più che palpabile sentimento di rabbia tra residenti e commercianti: quegli stessi che, sabato mattina, dovrebbero raccogliere l'appello lanciato dal consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, lo stesso che ha diffuso il video della vergogna che documenta la fuga degli uomini della Polizia di Stato dalla furia di cinque-sei microdelinquenti. Ma al Borgo, tra tre mattine, difficilmente ci sarà un raduno civico. «Questo Borrelli ha detto che la camorra ha vietato manifestazioni? Che buffonata!...», sbotta un tizio che staziona all'angolo di una friggitoria.

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E già, la camorra. Dove la mettiamo, la camorra? Questo quadrilatero che fino a soli cinquant'anni fa era forse il più colorato e folkloristico angolo di una Napoli che non c'è più, set cinematografico ideale per i film di De Sica, Totò, e dei fratelli De Filippo, luogo per molti versi magico e pieno di vitalità, oggi sembra essersi accartocciato su se stesso, e nel peggiore dei modi. I vicoli che si intersecano in maniera ossessionante tagliando la via principale sono presidiati puntualmente da due-tre persone, e ci vuol poco a capire che si tratta di sentinelle, vedette messe a protezione delle mille piazze di spaccio; conoscendo le persone giuste, qui, si trovano a buon mercato pistole di ogni calibro (tutte rigorosamente con matricola abrasa); nei cortili fatiscenti, fino a qualche tempo fa, c'era il quartier generale dei Sibillo: e qui la paranza dei bambini che sognava di vincere la guerra contro i Mazzarella e i Buonerba teneva summit e - sui tetti della casbah - allestiva veri e propri poligoni di tiro dove far esercitare i giovanissimi killer.

Qui anche le bancarelle che si estendono lungo il corso principale - ultimi baluardi del colore di un quartiere che viveva di onesti commerci domestici - oggi hanno una funzione precisa: dall'alba al tramonto occupano a dismisura il manto stradale, impedendo, di fatto, l'ingresso alle auto delle forze dell'ordine.

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Ed è un fatto che quando queste vie ristrette fino all'inverosimile dalle bancarelle riescono ad essere penetrate dai Falchi - i soli a riuscire a districarsi in spazi urbani angusti - ecco che c'è qualcuno pronto a gettare sull'asfalto secchiate di acqua saponata, per agevolare la caduta dei poliziotti in borghese. In questa enclave di degrado e illegalità diffusa non entrano più neanche i vigili urbani, per non parlare degli ausiliari del traffico. E non possono mancare i parcheggiatori abusivi: tutto intorno all'ex edificio della ex Pretura di Napoli pullula un esercito di estorsori che non si nascondono più nemmeno al passaggio della pattuglie della polizia locale. Ma tanto si sa, e vi avvertono pure con quella mattonella, quando provate ad addentravi: qui, al Borgo Sant'Antonio Abate, è meglio farsi ognuno i c...i propri. 

(1 - continua
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 22 Gennaio 2020, 11:44
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