BRUXELLES Avanti con il piano Onu sul grano. La prossima settimana potrebbe essere quella decisiva per rompere il blocco dei porti sul Mar Nero e consentire agli oltre 22 milioni di tonnellate di cereali ucraini di uscire dal Paese e raggiungere gli Stati del sud del mondo, in particolare in Africa, dove il rischio carestia si fa concreto ogni giorno che passa. Il Vertice dei leader del 30-31 maggio ha riconosciuto che la via diplomatica è quella da seguire per risolvere l’impasse. E le Nazioni Unite sono, strutturalmente, l’interlocutore di riferimento. Anche dell’Europa, che per ora ha messo da parte l’ipotesi fatta circolare nei giorni scorsi di una missione navale a guida Ue, per dare il suo contributo all’operazione del Palazzo di Vetro.
Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ne ha parlato con il segretario generale dell’Onu António Guterres, che nei prossimi giorni dovrebbe vedere a New York. Più quando, mercoledì 8 giugno, invece il ministro degli Esteri Sergej Lavrov sarà in Turchia per parlare con l’omologo Mevlüt Çavuşoğlu della collaborazione della Russia nel piano di corridoi del grano su cui sta mediando il leader turco Recep Tayyip Erdoğan.
La Turchia metterebbe anche a disposizione le sue navi per scortare i cargo ucraini carichi di mais e grano fuori dal Bosforo - la porta di accesso al Mar Nero, controllata da Ankara in virtù della Convenzione di Montreaux del 1936 -, ma l’ombrello Onu è necessario per offrire le necessarie garanzie, anzitutto alla flotta turca.
Un incidente nelle acque del Mar Nero, infatti, potrebbe finire pure per far scattare la clausola di difesa collettiva della Nato, visto che la Turchia è membro dell’Alleanza Atlantica.
Gabriele Rosana
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Giugno 2022, 12:40
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