La mediazione diventa planetaria: da Monaco, a Washington, passando per Roma. Il tam tam della diplomazia continua a scandire queste ore convulse, mentre in Ucraina cadono colpi di artiglieria sempre più frequenti. E gli sviluppi della crisi appaiono sempre più incerti. Nella trattativa diplomatica l’Italia fa sempre più forte la sua voce, consapevole degli interessi in gioco: «Le sanzioni devono essere efficaci, ma anche sostenibili» dice il nostro premier, Mario Draghi, il quale sta negoziando un incontro con Putin che potrebbe avvenire a Mosca la settimana entrante o la prossima. «È stato Putin a richiederlo», precisa Draghi, il cui obiettivo è convincere il leader russo a sedersi ad un tavolo di trattative insieme al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. In quanto alle sanzioni, «l’impatto per l’Italia è significativo», visto che dipendiamo dal gas come unica fonte di approvvigionamento energetico per il riscaldamento. Questa specifica posizione del nostro Paese è per fortuna considerata con attenzione, secondo Draghi, dai partner che stanno decidendo la strategia europea e della Nato di fronte alla crisi in atto.
IL SUMMIT
Monaco ospita da ieri una conferenza di tre giorni sulla sicurezza internazionale. Un appuntamento di calendario giunto alla sua 48ma edizione, tanto da essere definito: «La Davos della Difesa», in onore all’altra conferenza invernale sulla finanza mondiale. Ma l’emergenza in atto in Ucraina fa dell’incontro un punto di lettura cruciale per lo stato del negoziato sull’Ucraina, almeno quello tra gli alleati occidentali, visto che la Russia non si è presentata alla convocazione: «L’Occidente sta cercando un pretesto per imporci sanzioni pesanti», ha detto il Cremlino. Gli osservatori della conferenza riferiscono che la base sulla quale costruire l’azione è solida: esiste tra gli alleati del Patto atlantico e gli altri partner europei un forte consenso sulla rotta da tenere di fronte alla minaccia bellica posta dal regime di Vladimir Putin. Una minaccia che il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha definito dalle «conseguenze catastrofiche». «Spesso mi chiedono se siamo tornati ai tempi della guerra fredda – ha detto Guterres – Io credo che la minaccia alla sicurezza sia maggiore e più complessa di allora. Nella guerra fredda c’erano meccanismi di valutazione del rischio e vie informali per la prevenzione. Oggi la maggior parte di questi meccanismi non esiste più e le persone che erano esercitate in questo senso non sono più qui».
LE OFFERTE
La prima offerta di cooperazione è venuta dalla padrona di casa, la ministra per gli Esteri tedesca Annalena Baerbock, pronta ad annunciare la volontà del suo Paese di sostenere sacrifici economici pur di mostrare solidarietà di intenti, fino ad ammettere che il gasdotto Nordstream2, che porta il gas dalla Russia alla Germania, entrerebbe nel pacchetto delle sanzioni in caso di invasione russa dell’Ucraina. Il presidente degli Usa Joe Biden è rimasto a Washington, ma si è collegato ieri con la delegazione della sua amministrazione mandata a Monaco, e capitanata dalla sua vice Kamala Harris, la quale oggi siederà in un incontro con Zelensky.
Ultimo aggiornamento: Sabato 19 Febbraio 2022, 01:20
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