Guerra Ucraina diretta. A Washington primi dubbi sulla controffensiva di Kiev. Kremenchuk, niente superstiti

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Dagli Usa primi dubbi sulla controffensiva di Kiev. Kremenchuk, niente superstiti

di M.Ev.

Non sono stati trovati superstiti nel centro commerciale di Kremenchuk, nell’Ucraina centrale, colpito dai missili lanciati dall’esercito di Vladimir Putin lunedì scorso. Tra i civili che stavano facendo shopping ci sono stati almeno 20 morti, ma si parla di altri 40 dispersi. La propaganda russa, con una prassi ormai consolidata che segue sempre lo stesso copione, prima ha negato tutto, poi ha sostenuto di avere in realtà colpito un deposito di munizioni. Secondo il presidente ucraino Zelensky «quello dei russi è un attacco terroristico». Annunciata la sua partecipazione alla riunione del consiglio di sicurezza Onu convocata proprio sulla strage di civili nel centro commerciale ucraino. Ieri sera è arrivata la condanna di sei membri (Usa, Regno Unito, Francia, Norvegia, Irlanda e Albania). Secondo l’arcivescovo di Kiev si tratta di uno dei più grandi «attacchi terroristici in Europa degli ultimi decenni». Grave anche il bilancio di un altro raid avvenuto a Kharkiv: nove morti e 29 feriti, tra cui cinque bambini. Ieri altri sei missili sono stati lanciati dalle forze russe su Dnipro: distrutta una infrastruttura ferroviaria, una stazione di servizio e uno stabilimento industriale. Anche a Mykolaiv, a sud, ieri sera è stato chiesto alla popolazione di non uscire dai rifugi a causa dei bombardamenti russi in corso.

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L’Ucraina insiste perché l’Occidente invii nuove armi, ma Washington dubita che Kiev abbia la possibilità di riconquistare l’intero territorio. Secondo la Cnn alcuni funzionari della Casa Bianca «stanno perdendo fiducia rispetto alla possibilità per l’Ucraina di riconquistare tutto il territorio perso nei quattro mesi di guerra con la Russia, anche con le armi più pesanti e più sofisticate che Stati Uniti ed alleati si apprestano ad inviare».

I consiglieri del presidente Joe Biden, riferisce il network americano, hanno «iniziato a dibattere internamente su come e se il presidente Zelensky debba modificare la sua definizione di vittoria, adattandosi alla possibilità che il suo Paese si sia irreversibilmente ridotto». Inevitabili, dunque, alcune concessioni territoriali formali alla Russia per porre fine alla guerra, mae «è possibile che entro la fine dell’anno alcune porzioni di territorio perso possano essere riconquistate». Secondo l’intelligence britannica, negli ultimi giorni i russi hanno intensificato gli attacchi con missili a lungo raggio «concepiti per colpire obiettivi di importanza strategica».

MINACCE

Ieri il Cremlino ha spiegato che la guerra finisce solo se Kiev si arrende. Replica di Mykhailo Podoliak, consigliere di Zelensky: «L’Ucraina non ha iniziato questa guerra ma non la finirà eseguendo un ordine. Coloro che sono a Mosca possono porre fine alla guerra in qualsiasi momento, semplicemente tornando alla ragionevolezza: smettendo di lanciare missili sulle nostre città, ritirando le truppe e abbandonando la propaganda nucleare». In effetti, la macchina della propaganda e delle minacce di Mosca è instancabile. Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione russa, ha avvertito che se un Paese della Nato dovesse attaccare la Crimea (cosa impensabile, per la verità) «ci sarebbe la terza guerra mondiale».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Giugno 2022, 01:07
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