Ucraina, gli eroi della resistenza: da Kim a Klitschko e Projipenko, i volti che sono già passati alla storia

Ogni giorno si muovo tra le trincee e combattono contro i russi rischiando la vita. Sono uomini e donne che stanno cambiando la storia del conflitto

Dalla vice di Zelensky in trincea a Projipenko, capo della brigata Azov: i volti della resistenza

Sono padri e madri di famiglia, figli, nonni. Tra di loro ci sono criminali, politici, missionari. Indossano elmetti e giubotti antiproiettili, imbracciano fucili e lanciano granate. Sono i volti della resistenza ucraina. Un popolo intero, schierato contro gli invasori e unito come mai nella stessa storia. Insieme, tutti dalla stessa parte, come capita in occasioni speciali come i Mondiali di calcio. Ma stavolta in ballo c'è la libertà. C'è la vita.

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Il simbolo di quello che rappresentano è, naturalmente Zelensky, che dal primo giorno di invasione si fa vedere in abiti militari. Il presidente però, non può scendere in strada a combattere. È un obiettivo sensibile ed è costretto a restare nelle retrovie. Sul campo c'è, per esempio, il sindaco di Kiev Klitschko, ex pugile che ha intrapreso la carriera politica. Mai avrebbe pensato di ritrovarsi ad allestire trincee nella sua città, tra le vie dove fino a poco più di un mese fa la gente andava a fare shopping. Dalla Capitale lancia appelli all'Europa e si dice pronto a dare la vita. 

 

I partigiani di Zelensky

Denis Projipenko è ritenuto il leader del battaglione Azov, il gruppo di matrice nazista che sta difendendo Mariupol. Prima della guerra minacciavano Zelensky, ora sono stati riconosciuti tra le armate di difesa nazionale. Projipenko, ex capo ultras della Dinamo Kiev, è soldato professionista dal 2014, quando si è unito all'esercito per combattere contro i separatisti filorussi nel Donbass. Adesso combatte nella città simbolo della guerra, dilaniata dai bombardamenti. Nel frattempo registra video per aggiornare sullo stato della guerriglia, poi pubblicati sulla pagina ufficiale del battaglione, su Twitter. 

Poco distante, a Mykolaiv, dove si lotta per il controllo del Mar Nero, c'è Vitaly Kim il capo dell’amministrazione regionale. Anche lui in questo mese di guerra è diventato un simbolo della resistenza. Si fa fotografare con buffi calzini colorati e ha una Bmw con mitra incorporato.

Ama fare battute sui russi, ma è uno dei peggiori incubi degli uomini di Putin. Quarant’anni, di origini sudcoreane, è diventato governatore a novembre 2020. Ora guida con tenacia le truppe e i civili volontari che stanno fermando eroicamente l'avanzata degli invasori verso Odessa, il porto più grande d'Ucraina e città strategica nella guerra. 

Oleksandr Kamyshin è il capo delle ferrovie che sta muovendo truppe e rifornimenti. Dorme sui treni ed sempre in movimento, per sfuggire ai raid dei russi, che stanno provando a catturarlo. Ma non sono solo uomini. La resistenza la fanno anche le donne, ovviamente. Molte sono state costrette a scappare per mettere in salvo i bambini. Altre sono andate al fronte. Il simbolo è Iryna Vereshchuk, vice premier dell’Ucraina e ministro per la reintegrazione dei territori ucraini temporaneamente occupati. In passato aveva lodato Putin, adesso lo combatte andando in trincea in prima persona.

E ancora, l'ex presidente Poroshenko, che ha formato un suo battaglione e l'ha armato per difendere Kiev o la manager Olena Sokolan. Gli uomini e le donne che stanno cambiando il volto della guerra, costringendo Putin a cambiare i piani d'attacco. Se la Russia non ha ancora vinto la guerra è anche (e soprattutto) merito loro. 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Marzo 2022, 18:13
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