Ucraina, Mariupol: nel teatro almeno 300 morti. La città è ancora sotto assedio senza cibo né acqua. Macron annuncia missione

Ci sono prove di fosse comuni, è la denuncia della responsabile della missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina Matilda Bogner

Mariupol: nel teatro almeno 300 morti, città senza cibo né acqua: Macron annuncia missione

Emerge oggi a distanza di 10 giorni il numero dei morti che ha caratterizzato il bombardamento al teatro di Mariupol. Sono tuttavia cifre ancora parziali. Sarebbero circa 600 le persone sopravvissute. Lo ha detto Petro Andriushchenko, un consigliere del sindaco della città assediata, spiegando su Telegram che il dato è stato raggiunto raccogliendo diverse testimonianze, secondo quanto riferisce la Cnn. Andriushchenko ha rilasciato anche un'intervista all'emittente francese Bfmtv in cui dice: «Siamo a casa nostra, e consegnare il nostro paese ai russi e alle truppe russe è fuori discussione».

In precedenza Andriushchenko aveva dichiarato oggi che sono 300 le persone rimaste uccise nel bombardamento russo del teatro, lo scorso 16 marzo. Le autorità cittadine non sono state in grado di organizzare i soccorsi sotto i bombardamenti, ma il comune si è impegnato nel raccogliere dati per capire innanzitutto quante persone fossero rifugiate nel teatro al momento dell'attacco. Si è arrivati alla conclusione «praticamente ufficiale» che in quel momento c'erano 900 persone. Di queste ne sono morte circa 300 che in quel momento si trovavano nei piani più alti o sul retro. Molti dei 600 sopravvissuti, ha detto Andriushchenko, stanno lasciando Mariupol verso Zaporizhzhia.

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Secondo la responsabile della missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina, Matilda Bogner, ci sono «informazioni crescenti» provenienti da immagini satellitari sulla presenza di fosse comuni nel Paese, come a Mariupol, dove ne è stata individuata almeno una, che conterrebbe 200 corpi.

La città resta sotto assedio: è arrivata a 25 giorni di blocco totale, senza nessun collegamento con il resto del Paese, e dove non si riescono neanche a trasferire farmaci, acqua, cibo. Secondo il vicesindaco Serghei Orlov, tra 150mila e 200mila cittadini sono ancora intrappolati in città, anche se negli ultimi dieci giorni circa 60mila abitanti sono stati evacuati verso Zaporizhzhia e altre città. E in serata, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato la preparazione di una «operazione umanitaria» di evacuazione dalla città insieme a Turchia e Grecia. I raid proseguono parallelamente sugli altri obiettivi strategici.

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Perché è così difficile stabilire dei numeri certi? Il bombardamento avvenuto il 16 marzo scorso è stato raccontato dai giornalisti dell'agenzia Ap. Sono loro gli ultimi testimoni indipendenti della carneficina. Con un lungo reportage apparso il 22 marzo i giornalisti hanno raccontato i bombardamenti sui civili nonché le enormi difficoltà per fuggire dalla città. Oggi sui social è stato diffuso il primo video che mostra che cosa è successo all'interno del teatro, dopo il bombardamento. Nelle immagini si vede l'interno del teatro: ci sono macerie e detriti, si vedono chiaramente i danni ma soprattutto si vedono decine di persone, tra cui anziani e donne con bambini che cercano di uscire dal teatro.

La voce che parla riferisce di un attacco aereo. 

I reporter dell'Ap hanno raccontato anche la loro fuga disperata: «Ci siamo stipati in una Hyundai con una famiglia di tre persone e ci siamo infilati in un ingorgo di 5 chilometri fuori dalla città. Circa 30.000 persone sono uscite da Mariupol quel giorno - così tante che i soldati russi non hanno avuto il tempo di guardare da vicino le auto con i finestrini coperti da pezzi di plastica sventolanti».  «La gente era nervosa. Litigavano, si urlavano l'un l'altro. Ogni minuto c'era un aereo o un attacco aereo. La terra tremava», si legge nell'articolo.

«Abbiamo attraversato 15 posti di blocco russi. Ad ognuno, la madre seduta davanti pregava furiosamente, abbastanza forte da farci sentire. Mentre li attraversavamo - il terzo, il decimo, il quindicesimo, tutti presidiati da soldati con armi pesanti - le mie speranze che Mariupol potesse sopravvivere stavano svanendo. Capivo che solo per raggiungere la città, l'esercito ucraino avrebbe dovuto sfondare tanto terreno. E non sarebbe successo. Al tramonto, siamo arrivati a un ponte distrutto dagli ucraini per fermare l'avanzata russa. Un convoglio della Croce Rossa di circa 20 auto era già bloccato lì. Siamo usciti tutti insieme dalla strada in campi e strade secondarie. Le guardie al posto di blocco n. 15 parlavano russo con il ruvido accento del Caucaso. Quando siamo arrivati al sedicesimo posto di blocco, abbiamo sentito delle voci. Voci ucraine. Provai un sollievo travolgente. La madre davanti all'auto scoppiò in lacrime. Eravamo fuori. Eravamo gli ultimi giornalisti a Mariupol. Ora non ce ne sono più», concludono i giornalisti.

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La Russia definisce l'operazione a Mariupol come una "liberazione" della città collegata alla più vasta "liberazione" del Donbass. Il generale russo Sergei Rudskoy, citato dall'agenzia di stampa Interfax afferma che «unità delle milizie della Repubblica popolare di Luhansk hanno liberato il 93 per cento del territorio della regione. Ora si combatte nelle vicinanze di Severodonetsk e Lysychansk. Le milizie della Repubblica popolare di Donetsk hanno il controllo del 54 per cento del territorio. La liberazione della città di Mariupol prosegue», ha aggiunto il generale sottolineando che «unità delle forze armate della Federazione russa, insieme alle milizie delle Repubbliche, stanno portando avanti una offensiva per liberare le zone abitate a ovest di Donetsk».


Ultimo aggiornamento: Sabato 26 Marzo 2022, 06:46
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