Ucraina, Draghi rassicura gli alleati: impegno sulle spese militari

Non c’è alcun cedimento sulle sanzioni. «Ma la pace va cercata disperatamente»

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di Francesco Malfetano

dal nostro inviato

BRUXELLES - L’impegno in realtà è quello preso già nel 2014: aumentare entro il 2024 le spese militari almeno fino al 2% del Pil. Dopo le polemiche degli ultimi giorni però, il premier Mario Draghi ieri a Bruxelles, è stato costretto a mandare un nuovo segnale agli alleati: «Abbiamo questo impegno storico e continueremo ad osservarlo» ha spiegato ai giornalisti prima dell’inizio dei lavori del Consiglio Europeo. Del resto la Nato, riunita poco prima sempre nella Capitale belga, ha posto la soglia minima di spesa nuovamente tra gli obiettivi da raggiungere. Nonostante le dure parole di Papa Francesco («Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2 per cento del Pil per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo») impensabile ora fare un passo indietro.

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Anche se Giuseppe Conte e la Lega hanno trasformato un impegno già preso in una lotta politica, arrivando ieri a non tirarsi indietro su un ipotetico voto contrario al Senato, «Ognuno farà le sue scelte» ha infatti risposto a chi gli chiedeva del destino dell’esecutivo. Inevitabile quindi che filtri un po’ di irritazione da fonti governative presenti a Bruxelles, quando il presidente del Consiglio era il leader 5S e il governo era a trazione leghista «le spese sono aumentate» spiegano. D’altro canto rassicurazioni sull’allineamento italiano al resto della Nato sarebbero arrivate anche nel breve bilaterale tenuto a margine del vertice con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ospite d’onore anche al Consiglio europeo. «Abbiamo avuto uno scambio di opinioni sulla situazione attuale e su quello che l’Italia può fare» spiega il premier. Quella di Biden è stata una sorta di ricognizione sulle possibilità di ogni singolo Paese che questa mattina, il Potus estenderà all’intera Ue in un incontro con la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen.

FERMEZZA
Tornando all’Italia la “linea dura” scelta dal premier sulle spese militari si è estesa di fatto a tutti i temi sul tavolo. In primis le sanzioni, per cui annuncia «fermezza» subito prima di sottolineare come però debba essere «cercata assolutamente e disperatamente la pace». L’Italia, come altri paesi europei, si muove spiega il presidente del Consiglio. In parallelo, mentre avanzano i timori per l’economia del Belpaese che rallenta ( dice il premier), c’è chiaramente la questione energetica, con Draghi pronto a dare battaglia. Specificando che la scelta di Mosca di esigere il pagamento in rubli del gas è «fondamentalmente una violazione contrattuale», ma anche sempre al lavoro per diversificare gli approvvigionamenti. E così, se da un lato il premier ha visto il premier olandese Rutte (per chiarire le prospettive della proposta italiana, di portare gli stoccaggi di gas prima all’80% e poi al 90% proprio mentre i prezzi sono alle stelle), dall’altro ha tenuto un vertice privato di 45 minuti con il presidente turco Erdogan. Al centro di questo confronto, utile anche stemperare le incomprensioni dello scorso anno, non c’è stata solo l’Ucraina per cui la Turchia, da secondo esercito della Nato in ordine di grandezza, si è da sempre proposta come mediatore. Ma soprattutto l’impegno turco in Libia, di cui - ha detto Draghi - si continuerà a parlare in un futuro vertice a tre che coinvolgerà la Francia. Quella del Mediterraneo infatti è oggi sempre più una direttrice fondamentale per cui passa una fetta abbastanza sostanziosa dell’indipendenza energetica dal gas russo a cui oggi, nell’ultima giornata di lavori del Consiglio Ue, lavoreranno sia il premier italiano che il resto dei Ventisette.
 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 25 Marzo 2022, 00:30
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