Donbass, gli ucraini si ritirano da Severodonetsk. Turchia: consenso per sbloccare export del grano

Gli analisti: «Non è una sconfitta decisiva». Ankara: «Ad Istanbul il centro di gestione dei corridoi». Lavrov: Ue e Nato come Hitler

Donbass, gli ucraini si ritirano da Severodonetsk Turchia: consenso per sbloccare export del grano

di Mauro Evangelisti

La guerra sul campo vede gli ucraini ritirarsi dalla città-simbolo del Donbass dove si sta combattendo da diverse settimane, Severodonetsk. I russi però sono in affanno perché avanzano lentamente e a costo di perdite di uomini e mezzi. Si apre uno spiraglio sul fronte diplomatico. C’è l’accordo per sbloccare l’esportazione del grano dall’Ucraina. Lo annuncia il ministro della Difesa turco Hulusi Akar: «È stato raggiunto un consenso generale sulla creazione di un centro a Istanbul per le operazioni e la gestione sicura e ininterrotta di questa attività di trasporto da parte di soldati turchi, russi e ucraini insieme, oltre che con l’Onu. Nei prossimi giorni ci potrebbero essere sviluppi positivi». Ankara sta svolgendo un ruolo di mediatore per consentire la partenza dai porti sul Mar Nero delle navi cargo con il grano ucraino, la cui mancanza rischia di creare un’emergenza alimentare. Dice Akar: «Le parti hanno vera fiducia nel nostro Paese, stiamo cercando di usarla nel modo più attento».

NUMERI

Perché è fondamentale che il grano non resti fermo nei silos in Ucraina? Spiega il Cai (Consorzi agrari d’Italia): «L’Europa per effetto della siccità e delle conseguenze del conflitto in Ucraina perderà circa 3 milioni di tonnellate di grano». Coldiretti: «L’accordo sullo sblocco dei porti consente all’Ucraina di tornare ad esportare il 95 per cento del grano via mare e di svuotare i magazzini dove si stima la presenza di oltre 20 milioni di tonnellate di cereali destinati a rifornire sia i Paesi ricchi sia quelli più poveri dove si rischiano rivolte e carestie». Putin respinge le accuse: «L’Occidente sta gonfiando artificialmente l’isteria sull’export di grano nonostante il raccolto nella Federazione russa sarà buono». Lo scenario resta complesso: i russi continuano ad alzare i toni, a rivolgere frasi minacciose nei confronti dell’Occidente. Il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, con un’acrobazia propagandistica paragona Ue e Nato a Hitler, dicendo che «stanno mettendo insieme una coalizione per una guerra contro la Russia, sembra quella di quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale». Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, parla di «accaparramento geopolitico della Ue contro Mosca». E il parlamentare filo Putin Andrey Gurulyov è arrivato a dire che in caso di conflitto «Londra sarà la prima città a essere bombardata».

 

BATTAGLIE

E poi c’è la guerra sul campo.

Nelle parti dell’Ucraina occupate si sta ricorrendo a forme di guerriglia contro i russi. A Kherson, un funzionario di Mosca è stato ucciso con un ordigno posto sotto un’automobile. Gli ucraini accusano i russi di usare, nei bombardamenti, anche armi al fosforo. Nel Donbass la guerra è sempre più violenta e gli ucraini sono stati costretti a prendere una decisione dolorosa, ritirandosi da Severodonetsk. «Rimanere in posizioni che sono state incessantemente bombardate per mesi non ha senso. La città è stata quasi ridotta in macerie. La perdita di Severodonetsk è una perdita per l’Ucraina nel senso che qualsiasi terreno catturato dalle forze russe è una perdita, ma Severodonetsk non sarà una battaglia decisiva. Le forze russe hanno ottenuto guadagni sostanziali nell’area di Severodonetsk-Lysychansk negli ultimi giorni e le truppe ucraine continuano a subire pesanti perdite, ma gli ucraini hanno fondamentalmente raggiunto il loro obiettivo rallentando e degradando le forze russe» spiega un’analisi di Isw (il centro di studi statunitense Institute for the study of war). 


Ultimo aggiornamento: Sabato 25 Giugno 2022, 07:11
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