Trump isolato ma non cede: «È l’inizio di una battaglia»

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di Anna Guaita

«Non lo riconosco più, non è più lui» con queste parole l’ex capo dello staff presidenziale Mick Mulvaney, da un anno incaricato dei rapporti con l’Irlanda, ha annunciato ieri le proprie dimissioni. Che Mulvaney non riconosca più il suo «Trump di solo un anno fa» arricchisce la narrative che vuole il presidente in una fase di declino mentale, anche se in realtà le dichiarazioni scorrette e provocatorie sulle (inesistenti) frodi elettorali che dice oggi le diceva anche un anno fa. Non si può negare tuttavia che da un paio di mesi il comportamento di Trump sia peggiorato. Il corrispondente della Cnn Jim Acosta ieri ha detto che persone a lui vicine lo descrivono come «fuori di testa» e incapace di accettare che «ha perso le elezioni». Altri hanno detto al Washington Post che il presidente è diventato «un mostro, oltre ogni limite».

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La base

I suoi messaggi su Twitter e Facebook hanno sicuramente contribuito a infuocare la sua base e a spingere migliaia di suoi appassionati sostenitori a calare sulla capitale e invadere il Campidoglio, mercoledì. Il peso delle sue false dichiarazioni si è tradotto in violenza e morti e feriti. E per la prima volta Twitter ha bloccato il suo conto per varie ore, mentre Facebook lo ha congelato a tempo indeterminato. Spinto, pare, dai suoi familiari ieri mattina Trump ha promesso che effettuerà una «transizione ordinata» e cederà il timone a Joe Biden il 20 gennaio, e tuttavia ha ribadito anche in quel messaggio di essere sicuro di aver vinto le elezioni e di essere stato il migliore presidente della storia, aggiungendo: «Questo è solo l’inizio della battaglia per fare l’America di nuovo grande». È stata la prima volta che Trump si è impegnato ad accettare la transizione, ma mancano ancora 12 giorni alla fine del suo mandato e non sono pochi coloro che insinuano che potrebbe ancora fare molto danno, se solo lo volesse. Karlie Kloss, cognata di Ivanka e moglie del fratello di Jared Kushner, ha tentato di avvicinare la famiglia per spingerla a fare pressioni sul presidente: «Accettare il risultato delle elezioni è un atto di patriottismo» ha twittato la modella, che però ha dovuto ammettere di non aver ottenuto ascolto. Ivanka stessa aveva inizialmente twittato parole di incoraggiamento per i «patriottici dimostranti» mercoledì mattina, e solo dopo che le era stato fatto notare che la manifestazione stava degenerando in violenza, ha ritirato il tweet e ha precisato: «La violenza è inaccettabile e deve essere condannata con le parole più forti». 

Nonostante il figlio maggiore, Don junior, fosse rimasto intrappolato dai ribelli al Campidoglio, dove si trovava per dar manforte ai senatori repubblicani che volevano contestare l’elezione di Biden, nonostante il fatto che sia stato protetto dagli uomini del servizio segreto a pistole spianate, neanche da lui sono venuti commenti di chiara condanna della manifestazione.

E nessun altro della famiglia Trump si è fatto vedere o sentire ieri, tanto meno Melania, che da vari giorni non compare in pubblico e che avrebbe confidato di voler solo «ritirarsi a casa», in Florida. La Casa Bianca è già semivuota sia per la pandemia sia perché i contratti di molto del personale sono scaduti nelle scorse settimane e c’è stato un esodo alla ricerca di nuovo impiego. Ma da oggi sarà anche più vuota, dopo che vari funzionari di alto rango hanno annunciato le proprie dimissioni, per protesta contro la rivolta di mercoledì. Si è dimessa il ministro dei Trasporti, Elaine Chao, che guarda caso è moglie di Mitch McConnell, il leader del gruppo repubblicano al Senato, che dopo aver collaborato a lungo con Trump, lo ha abbandonato in questi ultimi giorni, quando questi ha tentato la strada di forzare un capovolgimento del risultato elettorale. 

Chi resta

Se ne sta andando anche la capo dello staff di Melania, e la viceportavoce di Trump, e l’addetta alle funzioni pubbliche, e il vice capo di staff di Trump, e il vice consigliere per la sicurezza nazionale. Secondo Mulvaney, coloro che restano, si stanno sacrificando nel timore che Trump «possa sostituirli con gente peggiore». L’attuale consigliere per la sicurezza nazionale, Chad Wolf che si trova in questa posizione pro-tempore, ha condannato fortemente quello che è successo e ha chiesto a Trump di fare altrettanto. La risposta del presidente è stata fin troppo chiara: ha ritirato la proposta di rendere la posizione di Wolf permanente. In realtà la promozione di Wolf, per questioni di tempo, doveva essere votata dalla nuova Amministrazione, e Joe Biden ha già annunciato un nuovo nome per la posizione, e tuttavia il gesto di Trump contro Wolf parla chiaro di quel che il presidente pensa dell’idea di condannare i manifestanti. 

 

 
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Gennaio 2021, 06:40
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