Tonga, il gigante rugbysta Viliami Vaki: «Le mie isole in ginocchio, non ho notizie di papà e mamma dopo l'eruzione del vulcano»

Solo 13 i tongani in Italia, "rappresentanti" del regno di Tupou VI

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di Antonio Calitri

«Da giorni non ho notizie di mamma e papà, neppure mia sorella che abita in Australia riesce a contattarli dopo llo tsunami causato dall'eruzione del vulcano», dice Viliami Vaki, 45 anni, marcantonio di due metri per oltre 100  chili, “terza linea” della nazionale di rugby di Tonga, ora  nello staff degli allenatori del Valorugby Reggio Emilia nel Top 10, il massimo campionato italiano. Di tongani in Italia, secondo l'Istat, ce ne sono 13 e lui è quello di gran lunga più conosciuto: nel 2008, con la selezione delle Isole del Pacifico, ha persino battuto l'Italia, una delle pagine nere della palla ovala azzurra. 

Ma adesso anche lo sport nazionale tongano, il rugby, è sparito insieme al colore verde che chiazzava il blu infinito dell'oceano Pacifico. L’arcipelago di 169 isole, ricco di natura selvaggia, è diventato un infinito territorio grigio. L’esplosione del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, a 80 chilometri dall'isola della capitale Nuku'alofa, ha causato ovunque imponenti ricadute di cenere, tanto da far sembrare il paese come una nuova gigantesca Pompei. E lo tsunami che è seguito, ha portato le acque dell’oceano su gran parte delle isole, facendo saltare quasi tutte le comunicazioni, cancellando intere aree costiere e lasciando il mondo in attesa di notizie. «Erano tutti spaventati dal rumore che c’era stato, come una grande bomba - spiega Viliami Vaki,  arrivato in Italia nel 2003 per giocare nel Gran Parma - Poi però c’è stata l’onda che ha travolto tutto e non siamo riusciti più a sentire nessuno. Cerco in ogni momento libero di avere notizie, provo a contattarli sui social network ma è tutto interrotto».

Tonga il paesaggio lunare dopo l'eruzione del vulcano 

 

Tra le poche informazioni che sono riuscite a trapelare, quella del governo del paese che parla di tre morti accertate, la britannica Angela Glover e due abitanti locali. Naturalmente nella situazione del momento è impossibile anche per l’amministrazione statale fare degli accertamenti sia sulle due isole principali, visto che sono saltate anche le centrali elettriche, che e soprattutto nelle tantissime isolette, quasi tutte a livello del mare e senza difese naturali da poter opporre allo tsunami, tanto che nella prima dichiarazione ufficiale, il governo ha definito l’accaduto un “disastro senza precedenti”.

Anche gli aerei di aiuti che stanno cercando di raggiungere l’arcipelago, partiti dalla Nuova Zelanda che dista quasi 2mila chilemetri. Proprio la Nuova Zelanda e uno dei due sbocchi naturali insieme all’Australia per i tongani che emigrano alla ricerca di lavoro o per studiare o per giocare a rugby ad alto livello, non son riusciti ad atterrare proprio perché come gran parte del territorio anche l’aeroporto è ricoperto di cenere. Duecento volontari hanno cercato di liberare la pista per far atterrare un aereo C-130 carico di aiuti ma in una intera giornata, erano riusciti a ripulire appena 100 metri. Per il ministro degli Esteri neozelandese Nanaia Mahuta, che è riuscito a comunicare con la sua ambasciata nell’isola, dotata di sistemi satellitari, attualmente l’emergenza più grande riguarda la mancanza di acqua potabile e viveri di prima necessità oltre a generatori e kit igienici. Accantonata per il momento l’operazione aerea è stato messo in campo il piano B che prevede l’invio di navi militari ma serviranno ancora due giorni per poter raggiungere il paese.

E lì poi partiranno anche le procedure sanitarie visto che Tonga, grazie alla posizione geografica, è riuscita a diventare un paese Zero-Covid e l’arrivo di aiuti potrebbero riportare anche il virus, che in un momento in cui manca l’energia elettrica e con gli ospedali in difficoltà, potrebbe diventare pericolosa. Anche in Italia, la minuscola comunità di tongani è in apprensione per la situazione: solo 36 delle 169 isole sono abitati e il collegamenti non sono mai stati facili. Negli anni anche il modo di segnare i giorni sul calendario è cambiato parecchie volte nel regno di Tupou VI, indipendente solo dal 1970, che si trova a cavallo della linea del cambiamento della data (+12 ore dall'Italia), una situazione che ha ispirato anche Umberto Eco nel suo romanzo "L'isola del giorno prima".

Gli abitanti solo poco più 100mila, di cui 25mila nella capitale Nuku'alofa: altrettanti tongani, almeno, sono registrati nei consolati soprattutto di nazioni del Pacifico.

Fra le entrate importanti del paese ci sono proprio le rimesse dei tongani più bravi a giocare a rugby che vengono ingaggiati da club neozelandesi, australiani e, in particolare, britannici ed europei. Si fa festa in tutto il villaggio quando uno di quei fortissimi ragazzi riesce a "svoltare" dall'altra parte del mondo grazie a mete e placcaggi.


I VULCANI

Vaki, dopo Parma e un proficuo passaggio in Francia (dove ha conquistato lo scudetto - lo scudo di Brennus -  nel 2008 con il Perpignan allenato da Jacques Brunel, poi ct degli azzurri) è tornato di nuovo in Italia al Valorugby Reggio Emilia, uno dei club italiani più organizzati che ha lo stesso Brunel come consulente, dove è rimasto anche dopo il ritiro da giocatore: il club del patron Enrico Grassi l'ha ingaggiato come allenatore della difesa. A portare in Emilia il roccioso avanti (gli omoni della mischia) un altro formidabile motivo: ha sposato una reggiana con la quale ha avuto due figli.

«Subito dopo l'eruzione del vulcano - dice Vaki al Messaggero da Reggio Emilia, dove si sono abituati a vederlo girare in infradito e pantaloncini anche in gennaio - mia sorella che vive a Sidney ha chiamato i miei genitori e le mie due sorelle che vivono lì per sapere come stavano e in quel momento stavano bene».

Poi più nulla. I tongani hanno un rapporto particolare con i vulcani tanto che ne hanno dedicato uno al compianto campione Jonah Lomu, il rugbysta più grande di sempre, ma «questa volta è diverso. Siamo abituati a vedere vulcani in attività ma un’esplosione del genere ha spaventato me e tutti gli altri del mio paese che sono in Italia e con i quali sono in contatto. Siamo tutti molto in ansia per quello che sta succedendo lì e soprattutto per la mancanza di notizie, per le foto che vediamo sui giornali» continua.

Le manca il suo paese? «Sì  - continua il rugbysta, 36 caps (presenze in nazionale), ex capitano di Tonga, due Mondiali - il mio paese un po’ mi manca ma soprattutto i miei parenti che sono lì. I miei genitori sono venuti in Italia due volte, quando è nato il mio primo figlio dieci anni fa e poi due anni fa, dopo la nascita del secondo. Ma sempre in inverno. Se è andato tutto bene e si potrà tornare a viaggiare li inviterò per questa estate». 

Raccolta di fondi

Ancora più noto di Vaki fra i rugbysti tongani c'è l'ex All Black Malakai Fekitoa che gioca per i Wasps in Inghilterra. Il campione ha lanciato una raccolta fondi puntando a raccogliere almeno 50.000 sterline”.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Febbraio 2023, 22:42
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