La Svizzera si avvicina alla Nato, addio neutralità? Cassis: «Non è più un dogma». Via a prime operazioni congiunte

Gli elvetici stanno riflettendo e, secondo quanto riferito dal ministero della Difesa, sono sul punto di affrontare una delle sfide più grandi degli ultimi decenni. E il dibattito interno apre a nuovi scenari

La Svizzera si avvicina alla Nato, addio neutralità? «Non è più un dogma»

di Simone Pierini

Se Putin ha attaccato l'Ucraina per evitare un possibile allargamento della Nato ha ottenuto senza dubbio l'effetto opposto. Se questo è ormai chiaro con la richiesta ufficiale di adesione inviata dalla Finlandia, e annunciata anche dalla Svezia, ciò che sembrava impossibile da mandare in frantumi era lo status di neutralità della Svizzera. Eppure qualcosa si sta muovendo. Gli elvetici stanno riflettendo e, secondo quanto riferito dal ministero della Difesa, sono sul punto di affrontare una delle sfide più grandi degli ultimi decenni. Ed è proprio l'invasione russa dell'Ucraina, e quindi il timore di dove potrebbe arrivare Putin, ad avvicinarla alle potenze militari occidentali.

La Svizzera e la Nato: prime esercitazioni

La Svizzera sta elaborando un rapporto «sulle opzioni di sicurezza che includono esercitazioni militari congiunte con i paesi della Nato e riforimento di munizioni», ha detto alla Reuters Paelvi Pulli, capo della politica di sicurezza del ministero della Difesa svizzero. «In definitiva, potrebbero esserci cambiamenti nel modo in cui viene interpretata la neutralità», ha detto Pulli in un'intervista rilasciata la scorsa settimana. Durante un viaggio a Washington di questi giorni, il ministro della Difesa Viola Amherd ha affermato che la Svizzera dovrebbe lavorare più a stretto contatto con l'alleanza militare guidata dagli Stati Uniti ma -  hanno riferito i media svizzeri - non unirsi a essa. «La neutralità, che abbiamo tenuto rimanendo fuori da entrambe le guerre mondiali durante il ventesimo secolo non era un obiettivo in sé, ma aveva lo scopo di aumentare la sicurezza del nostro Paese», ha detto Pulli.

Tra le opzioni sul tavolo per questa "apertura" vi sono incontri regolari e ad alto livello tra comandanti e politici svizzeri e della Nato, ha aggiunto. Avvicinarsi così tanto all'alleanza segnerebbe un allontanamento dalla tradizione accuratamente coltivata di non schierarsi che, secondo i suoi sostenitori, ha aiutato la Svizzera a prosperare pacificamente e mantenere un ruolo speciale come intermediario, anche durante la situazione di stallo dell'Occidente con l'Unione Sovietica. L'idea di una piena adesione alla Nato è stata discussa, ma mentre Svezia e Finlandia - paesi che allo stesso modo hanno una storia di neutralità - sono sul punto di aderire, Pulli ha affermato che è improbabile che il rapporto raccomandi alla Svizzera di fare questo passo.

Il rapporto - riporta la Reuters - dovrebbe essere completato entro la fine di settembre, quando passerà all'esame del gabinetto svizzero.

Sarà sottoposto al parlamento per la discussione e fungerà da base per possibili decisioni sul futuro orientamento della politica di sicurezza svizzera. La relazione stessa non sarà sottoposta a votazione. Il ministero della Difesa contribuirà anche a un più ampio studio in preparazione da parte del ministero degli Esteri. Tale progetto esaminerà l'adozione di sanzioni, armi, esportazioni di munizioni e il rapporto con la Nato da una prospettiva di neutralità, ha affermato il ministero degli Esteri.

Il dibattito interno: favorevoli ad avvicinamento Nato

Il conflitto ucraino ha riacceso il dibattito interno, ora incentrato sulle decisioni del governo di imporre sanzioni alla Russia ma di non consentire la riesportazione di munizioni di fabbricazione svizzera in Ucraina. «C'è molto disagio per il fatto che la Svizzera non possa contribuire di più per aiutare l'Ucraina», ha sottolineato Pulli.

L'aggiramento, ovvero il modo in cui la Svizzera fornisce munizioni ad altri Paesi per sostituire quelle inviate in Ucraina, «è un'altra potenziale misura», ha confermato Pulli, sebbene la fornitura diretta sia probabilmente un passo troppo avanti. Il presidente Ignazio Cassis ha escluso le consegne di armi a paesi terzi a sostegno dell'Ucraina, ma, mostrando una visione più espansiva della questione, ha anche aggiunto che la neutralità «non è un dogma».

Ambasciato russo e Berna: non possiamo ignorare

La Svizzera «non può aderire ad alcuna alleanza a causa della neutralità, ma possiamo lavorare insieme e i sistemi che stiamo acquistando sono una buona base per questo», ha detto il ministro della Difesa Amherd all'emittente televisiva SRF. Le misure in esame rappresenterebbero un significativo avvicinamento per un Paese che non ha aderito alle Nazioni Unite fino al 2002 e che produce molte delle proprie armi. Vladimir Khokhlov, portavoce dell'ambasciata russa a Berna, ha affermato che tali misure equivarrebbero a un cambiamento radicale della politica per la Svizzera. Mosca «non sarebbe in grado di ignorare» un'eventuale rinuncia alla neutralità, che avrebbe conseguenze. 

L'esercito svizzero si è detto favorevole a una maggiore cooperazione con la Nato come mezzo per rafforzare la difesa nazionale, mentre l'opinione pubblica ha subito un cambiamento radicale di opinione dal giorno dell'invasione dell'Ucraina ad oggi. Secondo un recente sondaggio più della metà degli intervistati (il 56%) ha sostenuto un rafforzamento dei legami con la Nato, un dato ben al di sopra della media del 37% negli ultimi anni. Il sostegno all'adesione effettiva al trattato rimane un punto di vista minoritario, ma è cresciuto in modo significativo. Il sondaggio di aprile di Sotomo ha mostrato che il 33% degli svizzeri è favorevole all'adesione all'alleanza, una percentuale superiore alla visione a lungo termine del 21% in uno studio separato dell'università ETH di Zurigo.


Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Maggio 2022, 09:35
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