Strage in Texas, l'attesa delle famiglie su Facebook: «Diteci se nostro figlio è vivo o morto»

Il chirurgo: «Complicato identificare le vittime»

Strage a scuola in Texas, l'attesa dei genitori e gli appelli su Facebook: «Diteci se nostro figlio è vivo»

Amerie Jo Garza aveva 10 anni e un luccichio raro negli occhi. «Era la teacher’s pet» racconta la nonna. La sua famiglia, per ore, ha sperato di rivederla e poterla riabbracciare. Nessuna risposta, un'unica certezza: un uomo armato aveva aperto il fuoco nella scuola di Amerie Jo, diverse le vittime non ancora identificate. Un'attesa divenuta limbo straziante, poi lucido dolore, infine lancinante realtà. 
Amerie avrebbe dovuto diplomarsi alla Robb Elementary School di Uvalde, in Texas, e grazie ai suoi ottimi voti era stata nominata studentessa dell'albo d'oro. Martedì mattina aveva partecipato alla cerimonia per celebrare i risultati di fine anno accademico. Di lei resta un ultimo frame di un video amatoriale: mentre sorride, stringendo il suo premio color arcobaleno con entrambe le mani. «Non chiedo molto con questo post ma per favore sono passate 7 ore e non ho ancora sentito nulla sul mio amore» ha scritto il suo patrigno, Angel Garza, su Facebook. 

«Per favore fb aiutami a trovare mia figlia»

E' stato un martedì di sangue: uccisi a colpi di fucile 19 bambini e 2 adulti in quella che è stata la sparatoria, in una scuola, più feroce nella storia dello stato del Texas. Il sospettato di 18 anni, Salvador Ramos, ha fatto fuoco su sua nonna prima di salire in auto, guidare verso la scuola e schiantarsi in un fosso vicino al campus. Entrato nelle aule ha messo nel mirino studenti e insegnanti, prima di essere ucciso da un agente di pattuglia di frontiera. Da lì in poi, per le famiglie di chi frequenta quella scuola, è iniziato l'incubo. Impossibile localizzare immediatamente i propri figli. Garza, il padre di Amelie, si è rivolto ai social per cercare informazioni. Come lui, altri, su tutte le piattaforme possibili.

Su varie piattaforme, le famiglie chiedevano informazioni su dove si trovassero i loro figli. Alcuni hanno camminato per ore all'interno del Willie de Leon Civic Center, dove gli studenti sono stati fatti evacuare. I genitori si sono sottoposti al test del DNA per confermare che erano imparentati con le vittime. Da spazio per eventi a centro di angoscia in cui le famiglie hanno atteso di riunirsi con i loro figli. Per alcuni è stata un'attesa vana. Mentre alcuni abbracciavano i loro cari, altri urlavano di dolore. 

 

I motivi dell'attesa

La capacità limitata dell'ospedale locale è uno dei motivi per cui l'attesa si è dilatata a dismisura: complicato identificare le vittime. L'Uvalde Memorial Hospital, che ha accolto 13 bambini, è un ospedale rurale con solo quattro medici a tempo pieno e spazio per soli 25 pazienti ricoverati. Almeno tre di questi sono stati trasferiti all'ospedale universitario di San Antonio, il centro per la cura dei traumi più vicino, che si trova a quasi 80 miglia di distanza. «La capacità di eseguire l'identificazione visiva è complicata» ha detto a Vice World News, Jaclyn Schildkraut, professore associato di giustizia penale presso la State University di New York. «Nei casi in cui l'identificazione visiva non è possibile  - ha aggiunto - potrebbero essere necessari DNA o registrazioni dentali per confermare una corrispondenza».

L'arma letale usata

L'aggressore ha usato un fucile semiautomatico AR-15, hanno riferito a CBS News fonti delle forze dell'ordine.

Ha comprato due fucili, nell'ultimo mese. «Questa è stata la prima cosa che ha fatto nel giorno del suo diciottesimo compleanno» ha detto all'Associated Press il senatore di stato Roland Gutierrez, informato dalla polizia di stato. A causa dei suoi proiettili ad alta velocità, l'AR-15 è noto per essere devastante e letale nel lasciare aperte ferite d'uscita. «La forza che colpisce il corpo è così veloce che c'è un raggio d'azione» ha detto Lillian Liao, chirurgo pediatrico traumatologico presso l'ospedale universitario di San Antonio, in una precedente intervista a VICE News. Liao ha curato le vittime della sparatoria nella chiesa di Sutherland Springs, dove un uomo armato aveva ucciso 26 persone con la stessa arma.

Le famiglie, ancora prima delle fonti ufficiali, hanno iniziato a confermare i decessi dei loro figli. Anche Garza, il padre della piccola Amelie, quattro ore dopo il suo post iniziale, ha confermato su Facebook la sua peggiore paura: «È stata trovata. Il mio piccolo amore ora sta volando alto con gli angeli». Un dolore appena iniziato: i sopravvissuti spesso lavorano per la resilienza piuttosto che per il recupero, perché non ci si riprende mai veramente.

L'insegnante morta per proteggere i suoi studenti

Ogni vittima, una storia. Tra i 19 angeli c'è Xavier Lopez, 10 anni, altro studente dell'albo d'oro. La famiglia ha chiesto donazioni su Gofundme per sostenere le sue spese funebri. Nell'elenco risulta anche la coetanea Eliahana Torres. Avrebbe dovuto giocare la sua ultima partita stagionale di softball in quel maledetto martedì. Uziyah Garcia, invece, di anni ne aveva appena 8. La notizia è stata data da suo nonno Manny Renfro. Garcia gli aveva fatto visita durante le vacanze di primavera. «Giocavamo a calcio - ha detto - gli stavo insegnando alcuni schemi per passare il pallone». PJ Talavera, che gestisce una scuola di arti marziali in città, ha appreso che tra le vittime c'era la sua nipotina: «È surreale. È incredibile. Dentro c'è un vuoto vuoto» ha detto a Reuters. Non solo bambini. Eva Mireles, 44 anni, era un'insegnante di quarta elementare. Era mamma e come una mamma ha cercato di proteggere i suoi studenti fino alla fine.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Maggio 2022, 17:38
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