L’altolà degli Stati Uniti alla Cina passa attraverso le otto ore di confronto serrato in un albergo romano, ieri, tra Jack Sullivan, il Consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden, e Yang Jiechi, capo della diplomazia del Partito comunista cinese, che a Pechino conta più del ministro degli Esteri.
La Russia blocca grano, zucchero e mais. E per la corsa del gas nel mirino finisce Arera
IL BILANCIO
Alla fine, il bilancio lo fa da Washington il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, che parla di «dirette e molto chiare preoccupazioni» espresse da Sullivan riguardo a un eventuale «sostegno di Pechino alla Russia». Il punto è che Financial Times e Cnn hanno rilanciato la notizia della richiesta di Mosca alla Cina di aiuti militari (fra l’altro, a quanto pare, la fornitura di droni in grado di contrastare quelli, efficacissimi, turchi in dotazione all’esercito ucraino). Sul tavolo c’è poi l’atteggiamento della Cina verso le sanzioni occidentali. Se Pechino dovesse fare sponda a Putin (ieri Mosca ha fatto sapere che considera «lo yuan cinese una valuta di riserva affidabile»), gli americani risponderebbero con restrizioni e sanzioni laterali adeguate. Nervo scoperto, questo, per Pechino che guarda alla globalizzazione, all’espansione commerciale e alla continuità della Via della Seta per l’esportazione dei suoi prodotti. Duro Sullivan: «Stiamo comunicando direttamente in privato a Pechino che assolutamente ci saranno conseguenze per qualsiasi tentativo di evadere le sanzioni o apportare qualsiasi sostegno che permetta alla Russia di sottrarvisi. Non permetteremo un’ancora di salvezza per Mosca da queste sanzioni da parte di qualsiasi Paese».
La Cina è avvertita. Sul fronte militare, messaggio rafforzato anche dal Pentagono, che parla di «conseguenze» se Pechino supporterà militarmente Putin. Eventualità peraltro smentita ieri ufficialmente da russi e cinesi. il Pentagono continuerà a «monitorare la situazione». E il presidente Usa, Joe Biden programma un viaggio in Europa: tappe e date esatte ancora non svelate.
Per l’ambasciatore Giampiero Massolo, il presidente dell’Ispi già segretario generale della Farnesina e capo del Dis, gli americani puntano, anche con l’incontro di ieri, a «tenere nella squadra i cinesi, perché non diventino un’alternativa utile ai russi per eludere le sanzioni, perché è comunque evidente il disagio cinese verso l’avventurismo russo che fa salire i prezzi delle materie prime e contraddice alcuni dogmi molto cari alla Cina, come la sovranità degli Stati e l’inviolabilità delle frontiere». Proseguono in parallelo i tentativi di mediazione del premier israeliano Bennett, che ieri ha parlato con Putin e con Zelensky, e quelli del turco Erdogan che ha incontrato ad Ankara il cancelliere tedesco Scholz.
I NEGOZIATI
E proseguono a oltranza, ogni giorno a partire da oggi nelle intenzioni del presidente ucraino Zelensky, i negoziati tra le delegazioni russa e ucraina non più nelle foreste bielorusse ma in video-conferenza. Colloqui «difficili», secondo Kiev, che ieri si sono scontrati con la volontà russa di imporre ultimatum e quella ucraina di sottoporre qualsiasi accordo al Parlamento.
Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Marzo 2022, 15:43
© RIPRODUZIONE RISERVATA