«I social potranno essere puniti»: Trump toglie l'immunità legale
di Flavio Pompetti
Trump firma ordine sui social media: «Twitter fa attivismo politico»
Trump prepara stretta sui social. Twitter: «Segnarelemo notizie sbagliate su elezioni»
LA TENSIONE
La tensione è esplosa tre giorni fa, quando il presidente si è inserito nel dibattito in corso sulla possibilità di favorire il voto postale per le prossime elezioni, di fronte alle difficoltà di aprire i seggi in tempo di epidemia. «Il voto via posta su grande scala non potrebbe che essere fraudolento, tra furti nelle cassette delle lettere, e schede falsificate» ha scritto sul suo profilo.
Twitter è intervenuta aggiungendo un rinvio a una collezione di articoli di giornali che argomentano come la frode elettorale, teoricamente più facile nel voto postale, sia in realtà limitata a casi tanto rari da non giustificare una preoccupazione così allarmante. La nota ha scatenato le proteste dei conservatori, i quali hanno considerato la nota un'intrusione del social network nel processo elettorale, nonché una violazione del principio di libertà di opinione. Di qui la campagna che in pochi giorni ha portato alla firma del decreto. «I social media fanno dell'attivismo politico», assumono «posizioni editoriali» e si possono equiparare «a un monopolio», si è giustificato Trump.
L'ordine presidenziale colpisce una legge che dal 1996 sanciva l'esenzione di responsabilità legale per chi ripubblica materiale non originale. Nelle interpretazioni più estensive, la norma viene letta anche come un'autorizzazione per i responsabili di un sito ad agire da controllori, come ha fatto Twitter con Trump. È considerata da tutti la legge fondante di Internet, quella che ha permesso la piena circolazione di idee e notizie. L'ordine presidenziale che è stato visionato dai media negli Usa chiede alla agenzia per la comunicazione FCC di abolire la protezione per chi ha usato il privilegio in direzione censoria, e istituisce un'ente di riferimento per chi vuole denunciare abusi da parte di un singolo network.
La minaccia sta già spaccando il web. Mark Zuckerberg ha tenuto a precisare che Facebook non intende agire da «arbitro della verità», specialmente nei confronti delle parole usate dai politici. Il fondatore di Twitter Jack Dorsey gli ha risposto che il suo network vuole solo fornire elementi di conoscenza, sulla cui base gli utenti possano formulare il proprio giudizio. La linea di demarcazione è sottile; ogni controllore dei fatti interviene in realtà con una sua visione che è anche politica. Il rinvio di Twitter in fondo al messaggio di Trump conduceva ad altre opinioni sulla materia della frode elettorale, e gli articoli citati contenevano almeno due errori fattuali.
IL CONTROLLO
Tutti i siti social controllano da sempre il materiale che circola sulle loro pagine. L'attività si è fatta più intensa dopo le elezioni del 2016, quando la manipolazione dei troll russi su Facebook e altri social ha gettato un'ombra sull'esito del voto che ha premiato Trump. Inchiodare i responsabili dei network alla responsabilità legale per quanto viene pubblicato o meno sulle loro pagine come fa il decreto Trump, li rende vulnerabili a pressioni e ricatti. E se qualcuno aveva dei dubbi sulle intenzioni che animano la decisione, lo stesso Trump li ha spazzati via giovedì sera, quando ha ripubblicato un tweet del suo gruppo di sostenitori Cowboys for Trump, che si apre con la dichiarazione: «L'unico buon democratico è un democratico morto», per fortuna seguito dalla precisazione che si tratta di una battuta. Il presidente che ha spinto la comunicazione ben oltre i limiti della correttezza politica, nel campo aperto dell'insulto personale, non sopporta limiti e correzioni dei suoi messaggi.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Maggio 2020, 10:25
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