Russia si ritira da Kiev e punta a sud: cosa succede ora? «Una nuova invasione non sarebbe più efficace»

La Russia si ritira da Kiev e punta a sud: cosa succede ora? «Una nuova invasione non sarebbe più efficace»

I militari ucraini hanno ripreso il controllo di territori nel nord dell’Ucraina dopo il ritiro delle truppe russe. Lo ha annunciato oggi il ministero della Difesa britannico nel suo rapporto quotidiano, aggiungendo che «è probabile che i combattimenti continuino a livello inferiore in alcune parti delle regioni appena riconquistate, ma diminuiscano in modo significativo durante questa settimana quando il resto delle forze russe si ritirerà». Londra ha aggiunto che «le unità russe che si ritirano dall’Ucraina settentrionale dovranno essere riequipaggiate prima di essere disponibili per essere ridistribuite per le operazioni nell’Ucraina orientale». E sarebbe questo uno dei motivi principali in base ai quali, secondo un’analisi del quotidiano The Guardian, l’offensiva finale che Mosca dovrebbe sferrare a est e sud potrebbe rivelarsi di intensità inferiore rispetto agli attacchi condoti dall’inizio dell’invasione.

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RITIRATA RAPIDA

Come ha confermato tre giorni fa il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podoliak, le forze di Mosca stanno operando una «ritirata rapida» dalle regioni di Kiev e Chernihiv, nel nord dell’Ucraina, con l’obiettivo di «rivolgersi verso l’est e il sud» del Paese. Secondo gli ucraini la regione della capitale è stata completamente liberata dai militari russi. Le forze di Kiev hanno ripreso il controllo dell’aeroporto di Hostomel, totalmente distrutto, che era stato il primo obiettivo dei russi e dove il giorno dell’invasione si era consumata una durissima battaglia tra l’esercito invasore e quello di Kiev. Alcune città, come Brovary e Bucha, sono state riconquiste dalle forze ucraine. Secondo funzionari statunitensi citati dalla Cnn, il presidente russo è sotto pressione: per questo avrebbe maturato l’idea che la guerra non può durare ancora a lungo. Ci vorrà ancora un po’ di tempo per assistere al ritiro totale della Russia da Kiev, da nord e nord est anche se la rapidità con cui sta avvenendo ha attirato l’attenzione degli osservatori internazionali. Le forze di Mosca stanno abbandonando rapidamente i distretti della capitale, di Chernihiv e Sumy, affermano i funzionari regionali ucraini. Tale è la fretta di abbandonare il terreno che alcune unità vengono lasciate indietro, finendo poi per essere catturate dall’esercito nemico. Sumy, a poco più di 30 chilometri dal confine russo, non è caduta in mano agli invasori, mentre la strada per Chernihiv, che rischiava di essere accerchiata, è ora libera.

 

Anche Kiev può respirare di nuovo: la capitale non è più nel raggio di tiro dell’artiglieria, anche se può ancora essere colpita dai missili bielorussi, qualora il Cremlino dovesse decidere di utilizzarli. «E mentre può sembrare che una nuova invasione a est e sud possa ripetersi in qualsiasi momento, la realtà è che non potrà essere altrettanto efficace dalla precedente», scrive il Guardian. «Il problema della Russia è che le sue forze hanno subito perdite significative dal suo attacco multifronte troppo ottimistico e mal pianificato».

Il numero di vittime potrebbe variare da 7.000 a 15.000, con il doppio dei feriti, da una forza di invasione che conta circa 140.000 uomini. Come ha sottolineato Mark Cancian, consulente senior presso il Centro statunitense per gli studi strategici e internazionali, la Russia potrebbe avere perso «circa un quarto della sua forza di combattimento iniziale». Altre stime di funzionari occidentali indicano che l’efficacia del combattimento russo sarebbe ormai depotenziato un quinto o di un sesto rispetto al grado di impatto iniziale. La fretta della ritirata mostrerebbe che gli invasori sono per molti aspetti esausti, ma allo stesso tempo devono intensificare le operazioni combattendo strada per strada per espugnare Mariupol a sud e affrontare una campagna militare più convenzionale nella regione del Donbass, dove sono trincerate le forze ucraine.

ARTIGLIERIA PESANTE

Quello che accadrà qui, secondo l’analisi del Guardian, è incerto. La Russia ha ancora la capacità e il desiderio di attaccare e le sue forze stanno premendo a sud di Izyum, un punto strategico chiave, per cercare di circondare l’esercito ucraino. L’obiettivo della Russia è stabilire ora il pieno controllo sul territorio delle regioni di Donetsk e Lugansk, tuttavia sembra che le sue forze abbiano meno successo avanzando verso nord per unirsi da Velyka Novosilka, 100 km a nord di Mariupol. E dopo quasi sette settimane di intensi combattimenti, non è affatto certo che Mosca possa continuare il suo sforzo bellico. «Se la Russia vuole respingere i difensori dell’Ucraina vicino a Donetsk e Luhansk, dovrà costringerli a uscire dalle posizioni difensive che l’Ucraina ha avuto cinque anni di tempo per preparare. Richiederà il supporto dell’artiglieria pesante e l’uso di armi combinate - fanteria, carri armati, artiglieria, potenza aerea - che non abbiamo visto finora», afferma Ben Barry, specialista in guerra terrestre dell’Istituto internazionale per gli studi strategici. L’Ucraina sostiene che alcune forze russe, arruolate come rinforzi, si rifiutano di combattere. Domenica lo stato maggiore di Kiev ha riferito che due battaglioni delle forze russe dell’Ossezia del sud, la regione separatista della Georgia, «non hanno partecipato al combattimento» e sarebbero tornati alla base. Sebbene ciò non possa essere verificato con certezza, le segnalazioni di diserzioni si moltiplicano, sintomo di morale basso nelle truppe a dimostrazione del fatto che l’efficacia del combattimento russo sia notevolmente ridotta, mentre dall’altra parte c’è un nemico determinato a combattere per la sua patria. A Donetsk sono stati fotografati mercenari del gruppo russo Wagner, sarebbero circa mille. Ma questi uomini non sostituiscono forze regolari ben addestrate: le forze di Wagner, ad esempio, hanno combattuto in Paesi come il Mozambico, contrastando per breve tempo un’insurrezione nel 2019. L’Ucraina, da parte sua, riconosce che la natura della guerra è cambiata. Le sue linee di rifornimento, in particolare le armi dall’ovest, sono diventate meno pesanti. Ma non vi è alcun segno che il suo esercito abbia la capacità di respingere i russi a est e a sud. Alle richieste di jet e carri armati per ora non sono seguiti i fatti. Solo l’Australia ha promesso di inviare veicoli corazzati Bushmaster.


Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Aprile 2022, 12:52
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