Russia, frontiere verso l'Asia prese d'assalto, si scappa dalla guerra di Putin: «Ho 26 anni, non voglio morire»

C'è anche chi protesta e non vuole accogliere i russi: i racconti dal Tagikistan, Uzbekistan e Kazakistan

«Ho 26 anni, non voglio morire», le frontiere asiatiche prese d'assalto per scappare dalla guerra di Putin

di Ste. P.

Coscritti, soldati e poi anche semplici uomini che scappano per evitare la guerra scatenata da Vladimir Putin. Il presidente russo ha annunciato, in un discorso trasmesso sulla tv nazionale il 21 settembre scorso, la mobilitazione parziale. Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha aggiunto che sarebbero stati mobilitati solo coloro che avevano esperienza di combattimento e di servizio e non i soldati di leva e gli studenti. E ha parlato della necessità di reclutare 300mila persone con esperienza di combattimento e competenze nell'uso delle armi. In realtà arrivano notizie di un arruolamento di massa: con le minoranze etniche che sembrano essere prese di mira, come già dal 24 febbraio in poi.

Cos'è e come si sta svolgendo, allora, questa mobilitazione parziale? Il testo del decreto firmato al Cremlino è vago. Se la mobilitazione non è totale, bensì parziale, non è affatto chiaro quale sia il perimetro di questa parzialità. Secondo il testo, chiunque può essere arruolato, ad eccezione dei lavoratori del complesso militare-industriale. A tremare sono le persone che già dal 24 febbraio, giorno dell'invasione dell'Ucraina, sono state il bacino più sfruttato per mandare gente al fronte: le minoranze etniche, gli abitanti delle regioni più remote del paese. In Siberia sarebbero state consegnate già più di 3mila "povestka", cartoline di reclutamento. Al momento la mobilitazione è più un caos.

Ci sono persone in fila, fuori dai centri di reclutamento, che si sono presentate come richiesto, ma ci sono anche quelle in fila, ai confini, per disertare la chiamata. Secondo Novaja Gazeta già 260mila persone sono scappate, hanno abbandonato la Russia per evitare di essere arruolati. Ci sono lunghe file ai confini coi paesi dove i cittadini russi possono ancora attraversare la frontiera senza esibire un visto. Domenica (mentre in Italia si andava a votare) la polizia della regione meridionale russa del Daghestan ha sparato colpi di avvertimento per disperdere le persone che protestavano contro la mobilitazione parziale dei riservisti da inviare in guerra in Ucraina. Nel piccolo villaggio di Endirey (8mila abitanti) sono stati convicati 110 uomini per andare a combattere in Ucraina. Tutto questo succede mentre si rincorrono le notizie secondo cui Mosca potrebbe presto chiudere le uscite - almeno agli uomini in età da combattimento. 

Radio Free Europe Radio Liberty ha scritto che a Oral, una città kazaka, è stato aperto un intero cinema per dare rifugio a circa 200 russi durante l'ultimo fine settimana. I corrispondenti di RFE/RL hanno visto i residenti locali distribuire gratuitamente ciotole di riso ai russi che si riunivano alla stazione ferroviaria della città.
«Li aiutiamo come possiamo. Se potessimo fare di più, lo faremmo», ha detto un volontario al giornalista. «Vi accetteremo sempre, vi tratteremo sempre con gentilezza», ha detto loro, co,e riporta il sito di informazione.

Ma ci sono anche proteste: gruppi di kazachi chiedono alle autorità di chiudere i confini per non far passare più i russi. In Europa, i governi di Estonia e Lettonia hanno già dichiarato e deciso che non accoglieranno disertori e rifugiati che arrivano dalla Russia. 

Le autorità kazache hanno ammesso che negli ultimi giorni i flussi di russi - sia in entrata che in uscita - erano due o tre volte superiori ai livelli dell'anno scorso. In questo Paese i russi possono soggiornare per un massimo di 30 giorni senza registrazione e per altri 60 giorni dopo, ma per richiedere il prolungamento della residenza è necessaria una nota del loro governo nazionale. Il 26 settembre, il Kazakistan ha pubblicato una bozza di modifiche alle leggi che impedirebbero agli stranieri che utilizzano passaporti interni - anziché stranieri - di soggiornare più di 30 giorni.

Il 27 settembre il presidente kazako Qasym-Zhomart Toqaev ha dichiarato che la maggior parte dei russi che arrivano nel suo Paese «sono costretti a partire a causa dell'attuale situazione disperata. Dobbiamo prenderci cura di loro e garantire la loro sicurezza».

 

Un altro corrispondente di RFE/RL ha incontrato due fuggiaschi, entrambi ventenni nel Tagikistan. Scrive che hanno detto di aver lasciato la loro città natale, a circa 150 chilometri a sud-ovest di Mosca, dopo l'annuncio di Putin. «Non voglio essere mandato in Ucraina, non voglio essere ucciso o perdere un arto. Ho solo 26 anni», ha detto uno dei due. I due erano diretti in Uzbekistan.

In Kirghizistan, il proprietario di un hotel ha dichiarato al Current Time di aver fatto ripetute corse all'aeroporto della città per andare a prendere i suoi nuovi clienti. Ha spiegatio che se a marzo gli arrivati chiamati in gergo "trasfertisti" erano "hipster, informatici, di San Pietroburgo, di Mosca", ora sono "chiunque ne abbia l'opportunità", ha osservato Voitenko.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 29 Settembre 2022, 08:57
© RIPRODUZIONE RISERVATA