Da questa mattina i cittadini russi non avranno più McDonald's: una decisione presa già nelle scorse settimane ma che ora si è concretizzata. E questo è solo l'ultimo di una serie di abbandoni che stanno stravolgendo la vita della popolazione. Quando Vladimir Putin ha annunciato l'invasione dell'Ucraina, la guerra sembrava lontana dal territorio russo. Eppure in pochissimo tempo il conflitto si è imposto anche localmente ed è tornato a casa non a colpi di missili e di mortai, ma a colpi di sanzioni. Una raffica di sanzioni senza precedenti, estese da quasi tutti i governi occidentali e dalle stesse società internazionali che operavano finora sul territorio.
Russia, così è cambiata la vita
Certo, non si può dire che questa grande fuga da Mosca non stia costando gravi perdite per tutti. Però, avere le comunicazioni social interdette, Netflix, Shell, Ikea, Lego, Toyota e moltissime altre ormai lontane dalla Russia, a tre mesi dall'invasione del 24 febbraio, e con una guerra che si annuncia lunga, è un duro colpo economico e sociale. I vasti centri commerciali di Mosca si sono trasformati in inquietanti distese di vetrine chiuse un tempo occupate dai marchi occidentali. McDonald's - la cui apertura in Russia nel 1990 è stata un fenomeno culturale - si è ritirata completamente dopo l'invasione dell'Ucraina. Ikea, simbolo internazionale dei comfort moderni a prezzi accessibili ha chiuso tutto, con decine di migliaia di posti di lavoro una volta sicuri, ora svaniti.
I principali attori industriali tra cui i giganti del petrolio Bp e Shell e la casa automobilistica Renault se ne sono andati, nonostante i loro enormi investimenti nella zona. Shell ha stimato che perderà circa 5 miliardi di dollari con l'abbandono dei suoi suoi asset russi. E mentre le multinazionali continuano ad andare via, scappano dal Paese anche migliaia di russi che hanno i mezzi economici per farlo, spaventati dalle aspre mosse del governo e dal totalitarismo sempre più imperante. Tra questi, anche molti giovani: hanno lasciato la Russia per il timore di ritrovarsi in guerra. Anche perché molti soldati di leva sono stati inviati al fronte senza alcuna esperienza ed è probabile che se il conflitto continuerà a protrarsi il Cremlino possa decidere di imporre nuovamente la leva obbligatoria per alimentare la sua macchina da guerra.
Anche fuggire è diventato impossibile, certamente molto più di un tempo.
Da mesi le stesse scene si vedono anche negli uffici: Hp, Ibm, Intel, Lenovo, Microsoft, hanno detto addio. E se si rompe il toner di una stampante, oppure, Dio non voglia, un computer, non ci sono ricambi. Sin da marzo, sulle vetrine del grande negozio della Nike dietro la piazza Rossa è apparsa una scritta dal significato minaccioso: «Fino ad esaurimento scorte». Abbigliamento, racchette, scarpe da basket, tutto. Finché ce n’è, si vende, a prezzo raddoppiato. Quando finisce, se ne riparla chissà quando. Alle casse, infatti, non prendono ordini o prenotazioni. Il look, al quale i ragazzi benestanti di città prestavano una attenzione estrema, non è più possibile da seguire. Da H&M e Zara a Uniqlo, hanno già tutti salutato. Apple ha cessato le vendite. Non si comprano più iPhone, Macbook, e i pezzi di ricambio anche non originali per le riparazioni sono saliti alle stelle.
E a questo elenco lunghissimo si aggiunge una propaganda “bugiarda” che non aiuta a conoscere la verità. C'è, però, chi continua a dire che in Russia i cittadini sono abituati a fare sacrifici, che non tutta la Russia è Mosca. Ma quando è impossibile acquistare con carta di credito o, persino, passare i tornelli della metropolitana perché gli abbonamenti non funzionano più, la questione si fa ogni giorno più difficile da sopportare.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Febbraio 2023, 06:09
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