Putin come Pietro il Grande, perché il presidente russo si è paragonato allo zar (e cosa significa per la guerra)

«A quanto pare, spetta anche a noi restituire (ciò che è della Russia) e rafforzare (il Paese)», ha detto Putin nel suo intervento

«Io come Pietro il Grande», perché Putin si è paragonato allo zar (e cosa significa per la guerra)

di Simone Pierini

Putin come Pietro il Grande. Almeno secondo lo stesso presidente russo che ieri incontrando i giovani imprenditori del suo Paese si è paragonato allo zar in occasione del 350mo anniversario dalla nascita di Pietro il Grande tracciando un parallelo tra quelle che ha descritto come le loro due imprese storiche gemelle per riconquistare le terre russe: «A quanto pare, spetta anche a noi restituire (ciò che è della Russia) e rafforzare (il Paese). Se partiamo dal fatto che questi valori fondamentali costituiscono la base della nostra esistenza, riusciremo sicuramente a risolvere i compiti che abbiamo di fronte», ha detto, citato dal Guardian.

Pietro il Grande, chi era e perché Putin lo ha citato

Pietro il Grande, un modernizzatore autocratico ammirato sia dai russi liberali che dai conservatori, regnò per 43 anni e diede il suo nome a una nuova capitale, San Pietroburgo – la città natale di Putin – che fece costruire su un terreno che aveva conquistato dalla Svezia. Fu un progetto che costò la vita a decine di migliaia di servi, arruolati come lavoratori forzati per costruire la “finestra sull'Europa” di Pietro nelle paludi della costa del Mar Baltico. Prima della visita di Putin, la televisione di stato ha mandato in onda un documentario lodando Pietro il Grande come un duro leader militare, espandendo notevolmente il territorio russo a spese della Svezia e dell'Impero Ottomano con l'esercito e la marina modernizzati da lui costruiti. Putin ha una storia di elogi verso i leader che condividono le opinioni conservatrici, tra cui lo zar Alessandro III e il primo ministro pre-rivoluzionario Pyotr Stolypin, per i quali sono stati fatti erigere monumenti in loro onore in tutto il paese. «A Putin piacciono i leader che vede come manager forti», ha affermato Andrei Kolesnikov, "senior fellow" presso il Carnegie Endowment for International Peace. «Vuole essere visto come un modernizzatore in stile Pietro il Grande, anche se passerà alla storia come un sovrano crudele più simile a Ivan il Terribile».

 

Putin: «La Russia non farà la fine dell'Urss»

«La Russia non farà la fine dell'Urss, la nostra economia resterà aperta». Vladimir Putin, ancora un volta, rispolvera la sua più grande ossessione, promettendo un ritorno alla grandezza perduta, attraverso una lotta per «rafforzare la propria sovranità», come ai tempi di Pietro il Grande.

Il nemico è l'Occidente, che tenta di indebolire Mosca con le sanzioni, ma il nuovo zar è sicuro: «Non ci metterà dentro un recinto». Putin ha rilanciato il suo messaggio incontrando i giovani imprenditori russi, a cui ha promesso sostegno da parte del governo. Il presidente si è rivolto alle nuove leve tracciando la sua idea di futuro, che evidentemente passa dall'invasione dell'Ucraina. «Il mondo sta cambiando rapidamente e per rivendicare una leadership qualsiasi Paese, qualsiasi popolo e qualsiasi etnia devono garantire la propria sovranità», ha sottolineato. Perché l'alternativa sarebbe diventare una «colonia senza prospettive». E qui si può leggere un riferimento proprio all'Ucraina, che invece di riabbracciare la 'madre Russia' ha scelto di subire l'influenza occidentale. Mentre al contrario «la sfida che ha di fronte oggi» Mosca è «rafforzare» la propria sovranità ed i suoi territori. «Tornare indietro», ha sottolineato Putin, con uno sguardo all'epoca più rimpianta, quella degli zar. Non a caso, il leader russo ha citato Pietro il Grande nei giorni del 350esimo anniversario della nascita, che «quando combatté la Grande guerra del Nord con la Svezia non si impossessò di nuovi territori, ma li restituì agli slavi che li abitavano da tempo immemorabile».

L'Unione Sovietica

Tra i fasti imperiali e la Russia di oggi c'è stata l'Unione Sovietica, la cui dissoluzione ha rappresentato per Putin «la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo». Un errore da non ripetere, e che non si ripeterà, ha assicurato: «Non cadremo nella stessa trappola dell'Urss, la nostra economia è e resterà aperta», ha detto Putin, ricordando che i russi stessi avevano «creato la cortina di ferro» responsabile del crollo del sistema politico, economico e sociale sovietico. Il messaggio di Putin è rivolto soprattutto agli occidentali, che sostenendo Kiev a colpi di sanzioni vogliono isolare e soffocare la Russia. «Non ci chiuderanno in un recinto», perché il Paese ha tante opportunità. Innanzitutto, può «costruire partnership non solo con Cina e India, ma anche con America Latina e Africa». E sul fronte interno, abbiamo «attraversato un colossale percorso di trasformazione e cambiamento negli ultimi decenni in tutte le principali aree di sviluppo, anche se si tenta si tenta continuamente di pungerci dicendo che siamo una stazione di servizio» per gas e petrolio. Putin ha a disposizione un'altra risorsa strategica, il grano: «Il raccolto russo potrà superare i 130 milioni di tonnellate quest'anno», ha annunciato. E finché lo zar riuscirà a bloccare le forniture ucraine, resterà l'arbitro della crisi alimentare globale.


Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Giugno 2022, 09:13
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