Covid, New York città fantasma: «Peggio di un uragano, il vero turismo non tornerà prima del 2025»

New York città fantasma: «Peggio di un uragano, il vero turismo non tornerà prima del 2025»

di Raffaele Alliegro

Gli autobus turistici a due piani semivuoti. I teatri di Broadway chiusi. Le feste di compleanno organizzate sulle terrazze condominiali invece che nei bar di Manhattan. Alcuni dei più grandi hotel della città rimasti aperti ma desolatamente senza ospiti. È il ritratto di New York fatto dal New York Times in un lungo articolo sugli effetti della pandemia, con una cupa previsione: il turismo tornerà ai livelli pre-crisi soltanto nel 2025, con effetti molto pesanti per l'economia della città che prima dell'emergenza, a marzo, ha creato 400mila posti di lavoro e incassato 46 miliardi di dollari l'anno con l'industria dell'ospitalità. «È molto peggio dell'uragano Sandy», ha detto Rafael Abreu, direttore vendite e marketing della società Statue Cruises che traghetta i turisti a Liberty Island. Un quadro abbastanza simile a quello di molte località turistiche italiane.

Le previsioni dell'agenzia di promozione turistica, Nyc & Company, fa sapere il New York Times, dicono che la città ha registrato un record di 66,6 milioni di visitatori nel 2019 ma è probabile che ora raggiunga soltanto un terzo di quella cifra. E meno di 5 milioni di turisti nel 2021 verranno dall'estero. Un dettaglio non da poco visto che «il tipico visitatore internazionale spende quattro volte più del visitatore nazionale», ha detto Fred Dixon, amministratore delegato di Nyc & Company. Come molte altre metropoli, New York sta vivendo un passaggio molto difficile della sua storia. Alla fine di ottobre più di 1,3 milioni di residenti hanno riscosso l'indennità di disoccupazione.

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Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 14,1%, cioè più del doppio della media nazionale. Nell'era pre-Covid l'industria dell'ospitalità ha permesso di far cresce il numero degli occupati di 130mila unità in dieci anni. E ora il crollo del turismo ha creato fortissimi problemi occupazionali soprattutto ai lavoratori meno istruiti, ricorda il New York Times, riportando le dichiarazioni di James A. Parrott, direttore delle politiche economiche e fiscali del Center for New York Affairs. «Il boom del turismo negli ultimi anni ha significato che migliaia di persone hanno visto aumentare le loro retribuzioni. Ora è probabile che New York rimarrà senza decine di migliaia di posti di lavoro in hotel e ristoranti che, prima della pandemia, fornivano salari in costante aumento ai newyorkesi senza laurea».

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Tempi difficili. Basta pensare ad attività come TopView Sightseeing, che organizza tour in città con i bus turistici. «L'attività complessiva è diminuita di oltre il 90% rispetto al periodo precedente a marzo», ha detto Jonathan Hengal, direttore senior delle vendite e delle operazioni: «È stato devastante». La pandemia ha messo in crisi anche una delle istituzioni di New York: i negozi “I Love NY”. Disseminati in tutta la città sono una tappa fissa per i milioni di turisti che normalmente visitano la metropoli. Dalle tazze alle magliette, dai distintivi della polizia di New York ai cappellini, centinaia di gadget vanno solitamente a ruba. Questo fino alla primavera scorsa. Ora, invece, questi negozi fanno fatica ad andare avanti. «Al momento - ha detto Alper Tutus, che ha aperto un negozio 25 anni fa nel quartiere Flatiron - le vendite sono a zero, nessuno compra». Per 560 metri quadri di punto vendita Tutus deve pagare un affitto di 70 mila dollari al mese. «Va male in tutta la città - dice anche Eicha Misfa, che gestisce un negozio “I Love NY” nella zona di Broadway - I ristoranti però possono ancora contare sui newyorkesi, noi invece non possiamo fare a meno dei turisti».

 

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Ma anche in Italia il Covid si è abbattuto come un maglio sul lavoro, sui progetti e sulle speranze di migliaia di operatori del turismo. Confcommercio ha appena lanciato un nuovo allarme per i consumi, scesi a ottobre dell'8,1% rispetto allo stesso mese del 2019. Il rallentamento ha interessato in misura più significativa proprio la filiera del turismo, con i servizi ricreativi (-73,2%), gli alberghi (-60%), i bar e ristoranti (-38%). Anche il rapporto della Banca d'Italia sull'economia regionale ha certificato il crollo del turismo nei primi sei mesi dell'anno: il Covid ha fatto evaporare 2,5 miliardi di spese dei turisti stranieri soltanto a Roma e nel Lazio.

E nei primi nove mesi dell'anno le presenze negli alberghi di Roma sono scese del 77% e degli stranieri dell'80%, Il tasso di occupazione delle strutture alberghiere nello stesso periodo è calato al 23% dal 74% rilevato nell'anno precedente, un calo superiore a quello delle altre “rivali” italiane (Firenze, Venezia, Milano) ed europee (Berlino, Londra, Madrid e Parigi). Il Bollettino dell'Ufficio studi dell'Enit del resto è molto chiaro. Prevede che soltanto «entro il 2023, il turismo complessivo avrà ripreso a superare leggermente i volumi del 2019, con +1% di visitatori totali rispetto al 2019».

A New York, intanto, guardano a Broadway, dove l'apertura dei primi teatri è prevista per il 30 maggio. Quando questo avverrà, ha detto Fred Dixon, forse il peggio sarà passato.

 

Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Novembre 2020, 20:08
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