«La Russia non è provocata dalla forza, la Russia è provocata dalla debolezza». E proprio basandosi su questo concetto la Lettonia chiederà uno sforzo alla Nato che si traduce in un contingente militare che ammonterebbe a 5.000 soldati, per serrare i confini e dissuadere Putin da un potenziale attacco. Lo ha affermato in un'intervista il capo di stato della nazione baltica Egils Levits. Il presidente ha affermato che la Lettonia spingerà per ulteriori truppe al vertice dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico il prossimo mese a Madrid, in coordinamento con altri stati sul fianco orientale dell'alleanza che chiedono di rafforzare le difese della regione di fronte all'invasione russa dell'Ucraina.
La risposta Nato all'invasione dell'Ucraina
L'ordine di invasione di Vladimir Putin ha innescato un aumento delle spese militari in tutta la regione, compreso il dispiegamento di equipaggiamenti e truppe militari della Nato nelle aree vicino al confine con la Russia. I leader dei paesi dell'Europa orientale conosciuti come i Nove di Bucarest si incontreranno prima del vertice di giugno per coordinare l'azione. L'articolo 5 della Nato obbliga l'Alleanza a difendere qualsiasi stato membro attaccato dall'esterno, un impegno rafforzato da una maggiore presenza di truppe. Dopo l'invasione di Mosca gli Stati Uniti hanno spostato circa 20 elicotteri anticarro AH-64 Apache in Lettonia, un ex stato sovietico che condivide il confine con la Russia. Levits ha dichiarato che vuole che queste forniture rimangano permanentemente nel paese.
Lo scontro Putin-Nato
Alla fine dello scorso anno Putin ha chiesto alla Nato di ritirare le forze dagli stati membri dell'area orientale e di astenersi dall'allargarsi ulteriormente, considerate anche le aspirazioni dell'Ucraina di aderire all'Alleanza. La Nato ha respinto la richiesta.
«Penso che ci sia una differenza tra terrorismo e diritti umani», ha affermato Levits, che è anche ex giudice della Corte europea dei diritti umani. «Quindi penso che sia possibile trovare una soluzione tra Finlandia, Svezia e Turchia per risolvere questo problema».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Maggio 2022, 12:28
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