Niger, ancora nessuna notizia del missionario italiano nelle mani dei jihadisti da 2 mesi

Niger, ancora nessuna notizia del missionario italiano nelle mani dei jihadisti da 2 mesi
Città del Vaticano – Due mesi di silenzio nelle mani di rapitori, probabilmente jihadisti. «Non c’è nessuna notizia certa su dove si trova e sui passi intrapresi per liberare padre Gigi Maccali. Non viene meno, tuttavia, la fiducia in chi sta facendo di tutto per la sua liberazione. Un grazie alle innumerevoli persone che si sono mobilitate, sia per tenere accesa la fiamma della preghiera, sia per tenere alta l’attenzione delle istituzioni, sia per testimoniare la propria vicinanza e solidarietà alla famiglia e ai confratelli e ai cristiani del Niger». Ha detto padre Marco Prada, della Società per le Missioni Africane (SMA) alla agenzia Fides a quasi due mesi dal rapimento di  padre Gigi Maccalli, rapito in una zona alla frontiera con il Burkina Faso e a circa 125 km dalla capitale Niamey.

La missione dove lavorava padre Gigi è presente dagli anni ’90. Sono zone di povertà estrema, con un indice di analfabetismo elevatissimo e critiche condizioni igieniche. Mancano acqua, scuole e vie di comunicazione che rendono la zona totalmente isolata. La situazione in Niger continua ad essere critica. “Scene di guerra vi sono anche a Torodi, cittadina e parrocchia a circa 60 chilometri dalla capitale”, hanno riferito a Fides fonti locali. Le forze governative hanno attaccato i gruppi jihadisti installatisi nella zona, proprio dove è stato rapito padre Maccalli. Secondo la testimonianza di alcuni missionari, vi sono stati diversi feriti e due morti tra i militari nigerini. Nulla si sa per ora delle perdite dei gruppi menzionati. L'operazione è apparentemente ancora in atto.
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 9 Novembre 2018, 16:31
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