Attanasio, il rapporto degli 007: «Uccisi mentre stavano pagando il loro pedaggio»

Attanasio, il rapporto degli 007: «Uccisi mentre stavano pagando il loro pedaggio»

di Cristiana Mangani

C’è una sorta di “pedaggio” che le auto delle missioni sono solite pagare in quella zona del Congo, a nord di Goma, dove dominano milizie e guerriglieri. Un lasciapassare di qualche centinaia di dollari che garantisca, almeno in parte, la tranquillità del viaggio.
Il convoglio del World food programme con l'ambasciatore Luca Attanasio si sarebbe imbattuto proprio in questa specie di posto di blocco. Ed è per questo che lunedì mattina uno degli addetti alla sicurezza del gruppo Onu avrebbe cercato di intavolare una trattativa con i sei uomini armati di Kalashnikov Ak47. Probabilmente perché pensava di convincerli a trovare il solito accordo.

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IL REPORT

In base a un report degli 007: «Le dinamiche dell’evento sembrano evidenziare che gli assalitori fossero a conoscenza del passaggio del convoglio lungo la viaria RN2. Il personale e i mezzi della missione Monusco4 sono un target generalmente pagante».
Ma quella mattina il destino aveva già preso una strada diversa. Gli spari in aria per convincere le jeep a fermarsi, hanno richiamato l’attenzione dei rangers che presidiano il parco di Virunga e dell’unità dell’esercito congolese che si trovavano a poche centinaia di metri.


In un attimo la situazione è precipitata. Il commando ha sparato e ucciso l’autista dell’auto che trasportava l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, probabilmente per far capire che dovevano eseguire gli ordini: scendere subito dalla jeep e seguirli.


È avvenuto tutto molto in fretta, tanto che il militare italiano di scorta al diplomatico non ha avuto il tempo di prendere l’arma che è rimasta nell’auto e che è stata recuperata dai carabinieri del Ros durante la missione in Congo. È stato accertato, poi, che la pistola di ordinanza non ha sparato, a conferma di questa ricostruzione. 
Il gruppo viene trascinato nella foresta.

L’altro italiano, Rocco Leone, vice direttore del Wfp del Congo, comincia a zoppicare, forse finge per tentare di salvarsi. Viene lasciato lì, e ancora oggi la sua versione dei fatti non c’è stata, perché sconvolto da quanto accaduto. Ros e procura potranno sentirlo quando tornerà in Italia, ma solo dopo aver avviato una rogatoria, in quanto dipendente Onu. 


Criminali e ostaggi non fanno in tempo a entrare nella giungla che piombano rangers e militari. Scoppia un conflitto a fuoco e, ancora oggi, dai risultati dell’autopsia effettuata al policlinico Gemelli sui corpi delle vittime, non si esclude che Attanasio e Iacovacci siano stati uccisi dal “fuoco amico”: quattro colpi - due ciascuno -, con una traiettoria da sinistra a destra.


PIANO DI VIAGGIO


Le indagini, intanto, stanno puntando a definire meglio la dinamica. Agli atti c’è anche il tablet dell’ambasciatore, trovato a bordo della jeep. Potrebbe fornire elementi importanti, soprattutto per quanto riguarda il piano di viaggio e l’organizzazione degli spostamenti. L’obiettivo di chi indaga è capire quante persone fossero a conoscenza della missione e raccogliere elementi sul perché non fosse stata prevista una scorta armata. I due connazionali si trovavano nell’area nord est del Paese da almeno due giorni. Una presenza che, probabilmente, non è passata inosservata a chi era pronto a «vendere» a bande di rapitori i due cittadini occidentali. 
 


Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Febbraio 2023, 03:00
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