E Macron ammette: «Ho sbagliato qualcosa»

E Macron ammette: «Ho sbagliato qualcosa»

di Francesca Pierantozzi
Una Francia gialla si è sollevata ieri contro Emmanuel Macron. Gialla come i giubbetti catarifrangenti che si tengono nei portabagagli delle macchine in caso di emergenza. Da quelle macchine, dai loro serbatoi - e non dai partiti o dai sindacati - è nata un'insurrezione che per la prima volta dalle elezioni della primavera dell'anno scorso fa tremare sul serio l'Eliseo. Lo scorso maggio Patricia Ludosky, 32 anni, commerciante in cosmetici, esasperata per il pieno della sua Clio passato in un anno da 45 a 70 euro, ha scritto una petizione contro il caro-benzina, ieri sono stati 282 mila (il conto è del ministero dell'Interno) a sollevarsi attraverso la Francia, ai caselli delle autostrade, sulle tangenziali, per le strade, ai cavalcavia, da Lille a Marsiglia, dal tunnel del Monte Bianco bloccato agli Champs Elysées fin sotto le finestre dell'Eliseo sul Faubourg Saint-Honoré.

BILANCIO
Il bilancio è quello di una rivolta dura, che potrebbe non finire qui. Una donna di 63 anni è morta, travolta da un'automobilista a Pont-de-Beauvoisin, in Savoia. Una mamma al volante che portava la figlia dal pediatra è rimasta incastrata in uno dei blocchi, circondati dalla folla: presa dal panico ha spinto sull'acceleratore. «È quello che succede quando non c'è organizzazione» hanno commentato le autorità. No, le giubbe gialle non sono organizzate, eppure si sono mosse come un esercito. Il bilancio in serata del ministro dell'Interno Castaner parlava di oltre 230 feriti, di cui sei gravi, quasi tutte persone travolte ai blocchi, tra questi anche un poliziotto. Circa 120 persone sono state fermate. Alla Concorde la polizia ha lanciato i lacrimogeni: non sono serviti per tenerli lontano dall'Eliseo. L'ordine impartito ai 4mila gendarmi e poliziotti di rinforzo alle forze dell'ordine negli oltre duemila punti di tensione nel Paese era evitare al massimo gli scontri.

È stato l'annuncio del governo di voler aumentare ancora le tasse sui carburanti dal primo gennaio a dar fuoco alle polveri. Quello che non aveva provocato la riforma fiscale e del lavoro, né la flat tax sui depositi finanziari o l'aumento dell'aliquota per i pensionati o il problema dei migranti, l'hanno provocato gli ulteriori 6 centesimi in più sulla benzina e gli 11 centesimi in più sul gasolio.
La rivolta è corsa sui social, nei gruppi facebook, è stata organizzata da infermieri, impiegati, panettieri, artisti, commercianti, senza capi né organizzatori.
MOBILITAZIONE
La Francia delle campagne, che vive nei paesotti lontano dalle grandi città, quella che non si vede e non si sente mai, quella stessa che aveva sorpreso per la sua intensità ai funerali di Johnny Hallyday. Si è mossa su una sola parola d'ordine: basta. Basta l'aumento della benzina che pesa di più su chi è scappato dalle metropoli perché troppo care, che è lontana dal potere, dai cinema, dai teatri e anche dalle stazioni dei treni o dalla fermata dell'autobus e solo con la macchina può andare al lavoro. Ma basta anche con le tasse, con una presidenza che sembra favorire solo i ricchi, e che magari non si occupa abbastanza dei disabili, o che trascura l'accesso alla cultura per le classi più fragili: il caro benzina ha dato voce a tutte le proteste. Macron dimettiti gridavano fino a ieri sera gli ultimi manifestanti (diverse migliaia) rimasti a presidiare i posti di blocco. Rivendicano di non avere appartenenza politica, ma la loro rabbia e il loro senso di ingiustizia piace alle opposizioni, finora abbastanza afone davanti a Macron.

Molti rappresentanti del Rassemblement National di Marine Le Pen erano presenti accanto ai manifestanti, e anche molti ribelli della sinistra radicale di Mélenchon. Il leader della destra dei Républicains Laurent Wauquiez ha evocato «un movimento che deve essere sostenuto» e ha sfilato per un po' a Puy-en-Velay. A Etriché, vicino a Anger, Johnny Herter, 25 anni e presto papà per la quarta volta, già operaio in catena di montaggio, adesso magazziniere, era alla sua prima manifestazione: «Ho sentito che bisognava muoversi per cercare di cambiare le cose, non ce la facciamo più». È pronto a tornare per strada la settimana prossima: «Nel '68 ha funzionato. Perché non dovrebbe funzionare di nuovo?».
Ultimo aggiornamento: Domenica 18 Novembre 2018, 09:50
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