Iran, allerta Usa per attacchi con i droni. Khamenei: «Vendetta». Soleimani, 56 morti ai funerali nella calca

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L'ultimo saluto dell'Iran a Qassem Soleimani si trasforma in una strage. Almeno 56 persone sono rimaste uccise e altre 213 ferite nella calca della cerimonia di sepoltura organizzata nella sua città natale di Kerman, a sud-est di Teheran. Una tragedia che si consuma nel terzo e ultimo giorno di lutto nazionale proclamato per l'uccisione del generale dei Pasdaran, mentre la Repubblica islamica prepara la sua «vendetta» contro gli Usa. La Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, avrebbe chiesto un'azione che rechi un timbro chiaro: non più solo guerra asimmetrica e per procura tramite milizie fedeli a Teheran, ma attacchi diretti a obiettivi americani. 

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L'allerta delle forze Usa in Medio Oriente è ai massimi livelli per eventuali azioni con droni e missili balistici a medio e lungo raggio, insieme al persistente allarme sulla sicurezza cibernetica. Negli ultimi giorni, rivelano fonti citate dalla Cnn, l'intelligence americana ha osservato movimenti di equipaggiamenti militari nemici. Del resto, gli scenari delle possibili rappresaglie sono già stati delineati dal Consiglio supremo di sicurezza iraniano. Secondo il suo segretario, il contrammiraglio Ali Shamkhani, si tratta di 13 possibili obiettivi, «e anche il più debole di questi sarà un incubo storico per gli Usa». In ogni caso, ha aggiunto, «la risposta non avrà luogo in una sola operazione. Sappiamo che gli Stati Uniti hanno messo in allerta 19 basi militari. Si sono chiusi dentro i rifugi nella speranza di sfuggire alla nostra vendetta, ma la Repubblica islamica aprirà per loro le porte dell'inferno».

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Minacce che hanno già fatto salire l'allarme in Iraq, con il riposizionamento dei contingenti italiano e tedesco e il tira e molla con il governo di Baghdad sul ritiro delle truppe americane, che il Pentagono continua per ora a smentire. La risposta di Teheran verrà comunque rivendicata, ha assicurato il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, dopo aver denunciato che Washington gli avrebbe negato il visto per partecipare giovedì al Consiglio di sicurezza dell'Onu a New York. «Gli Stati Uniti hanno condotto un'azione militare e dovranno accettarne le conseguenze», ha avvertito il capo della diplomazia iraniana, secondo cui la dimensione del conflitto dipenderà solo dalle future azioni dell'amministrazione di Donald Trump. 

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Il Parlamento iraniano ha intanto designato come «terrorista» il Pentagono e le forze Usa. Resta invece aperto il dialogo con l'Europa, compreso un possibile ritorno al pieno rispetto dell'accordo sul nucleare, se Teheran vedrà soddisfatte le sue richieste di compensazione delle sanzioni. Ma la tensione resta alta. L'ambasciatore britannico è stato convocato a Teheran per recare a Londra l'avvertimento di non trasformarsi in un «partner nel crimine» degli Usa. Da Washington il segretario di Stato Mike Pompeo è tornato a sostenere la legalità dell'uccisione di Soleimani, ribadendo che l'America impedirà a ogni costo agli ayatollah di avere quell'atomica che Teheran ha però sempre negato di voler ottenere.



Intanto, in Iran le lacrime per Soleimani si uniscono a quelle per le vittime della ressa alle sue esequie, rimaste bloccate per diverse ore per motivi di pubblica sicurezza. Mentre si cerca di ricostruire la dinamica dell'accaduto, di cui non risulta al momento individuato alcun responsabile, il bilancio delle vittime rischia di crescere ancora per la presenza di feriti gravi. Una tragedia destinata a scolpire ancora di più la fine di Soleimani nella memoria collettiva della Repubblica islamica.

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Gennaio 2020, 00:29
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