Usa-Iran, ora rischiamo una guerra mondiale?

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di Alessandro Orsini
Molte persone, impressionate dall’uccisione da parte degli Usa del generale Soleimani, si chiedono se stiamo scivolando verso la terza guerra mondiale, tanto più che l’Iran ha appena deciso di ritirarsi dagli accordi sul nucleare. Simili timori sono comprensibili in momenti così turbolenti, ma è improbabile che scoppi la terza guerra mondiale per un gran numero di ragioni. Ci limitiamo a elencarne cinque.

La prima è che, durante la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti potevano colpire senza essere colpiti. Le città americane erano pressoché inattaccabili essendo separate dai propri nemici da due grandi oceani. In un’eventuale terza guerra mondiale, gli Stati Uniti potrebbero essere colpiti dalle bombe atomiche di Russia e Cina. La Russia dichiara di avere 1,400 testate nucleari disposte su 473 “lanciatori strategici”. Immaginando ottimisticamente che soltanto il 10% per cento vada a segno, si tratterebbe di 140 esplosioni atomiche contro il suolo americano. Durante la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti erano i soli a possedere la bomba atomica. Oggi, non è più così e questo fa la differenza nel calcolo costi/benefici. L’esistenza della bomba atomica rende immediatamente prevedibile il prezzo della guerra tra grandi potenze. Né Hitler, né il Giappone, potevano immaginare, nel 1939, che gli Stati Uniti sarebbero entrati in guerra con una bomba mai vista prima. Potendo prevedere la polverizzazione di Hiroshima e Nagasaki nel 1945, il Giappone non avrebbe attaccato Pearl Harbor nel 1941.

La seconda ragione, che rende improbabile la terza guerra mondiale, è che le caratteristiche del sistema internazionale, nel 2020, ostacolano la bi-polarizzazione del conflitto. La creazione di due blocchi contrapposti non sarebbe affatto facile. I Paesi che oggi hanno buoni rapporti sia con gli Stati Uniti, sia con la Russia, sono troppo numerosi e l’Italia è tra questi. La globalizzazione ha reso il mondo più interconnesso e complesso rispetto al 1914 e al 1939. Anche India e Pakistan, due potenze nucleari, vogliono avere relazioni privilegiate con la Russia e con gli Stati Uniti, ma anche con la Cina. Considerazioni analoghe valgono per l’Egitto e i Paesi del Corno d’Africa.

La terza ragione è che alcuni dei principali protagonisti della seconda guerra mondiale non sarebbero disposti a essere protagonisti anche di un’eventuale terza guerra mondiale. L’Italia, la Germania e il Giappone farebbero di tutto per scongiurare o per non essere coinvolte in un simile conflitto. L’Italia era un Paese anti-bolscevico e guerrafondaio alla vigilia della seconda guerra mondiale, mentre oggi è pacifista e amico della Russia. L’Italia non ha voluto inviare i soldati per difendere i propri interessi in Libia ed è escluso che possa spedirli in qualunque altro fronte per difendere gli interessi altrui. I film italiani, che battono i record d’incassi, sono quelli di Checco Zalone e non quelli sulla guerra. I giovani del 2020 sono molto più ecologisti che nazionalisti.

La quarta ragione è che la terza guerra mondiale dovrebbe coinvolgere la Turchia che, oltre ad avere il secondo esercito più grande della Nato, ricopre un ruolo geopolitico chiave nel chiudere gli stretti alle navi russe e non solo. Ma la Turchia non avvierebbe una guerra all’ultimo sangue contro la Russia per favorire gli Stati Uniti e nemmeno contro l’Iran, con cui è in buoni rapporti, tant’è vero che Erdogan ha rivolto le condoglianze al presidente dell’Iran, Rouhani, per la morte di Soleimani.

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La quinta ragione è che la prima e la seconda guerra mondiale sono scoppiate per il predominio in Europa, mentre la terza guerra mondiale dovrebbe scoppiare per il predominio in Medio Oriente, che però non è una regione così importante da giustificare un conflitto catastrofico, oppure per il predominio nell’Asia-Pacifico, ma allora la terza guerra mondiale dovrebbe essere combattuta soprattutto con le bombe atomiche, che Cina e Russia utilizzerebbero per impedire uno sbarco anfibio sul proprio territorio. Un tempo, i governi delle grandi potenze potevano abbattersi a vicenda attraverso le invasioni, che oggi verrebbero arrestate con le armi nucleari. La Corea del Nord non è stata invasa perché potrebbe respingere l’assalto con la bomba atomica. È proprio questa la ragione per cui Trump non ha attaccato Kim Jong un. Gli strateghi americani hanno fatto una stima approssimativa delle vittime potenziali e Trump ha proposto la pace al posto della guerra.
In conclusione, il fatto che l’Iran abbia deciso di ritirarsi dagli accordi sul nucleare potrebbe porre le premesse per un bombardamento dei suoi siti da parte degli Stati Uniti o dell’aviazione israeliana in base alla dottrina Begin, dal nome del primo ministro che la introdusse nel giugno 1981, dopo avere bombardato a sorpresa il reattore nucleare di Osirak, in Iraq, sulla base del sospetto che li costruissero armi di distruzione di massa.
aorsini@luiss.it
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Gennaio 2020, 08:47
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